Gli eredi di Umberto II di Savoia rivogliono i gioielli della Corona, custoditi in un caveau della Banca d'Italia dal giugno 1946. Per questo, il principe Vittorio Emanuele e le principesse Maria Gabriella, Maria Pia e Maria Beatrice citeranno in giudizio la presidenza del Consiglio, il ministero dell'Economia e la Banca d’Italia.
"A differenza degli altri beni, questi non sono mai stati confiscati e sono rimasti pendenti. Perciò devono essere restituiti", spiega l'avvocato degli eredi di Umberto II Sergio Orlandi. La citazione segue un tentativo di mediazione tenutosi martedì 25 gennaio, che ha avuto esito negativo.
"Abbiamo fatto l'incontro per la mediazione - dichiara l'avvocato -. Era presente il principe Emanuele Filiberto, che ha le deleghe degli eredi. La mediazione, che segue una diffida che avevo presentato, non ha avuto esito positivo. A questo punto, tra qualche giorno, procederemo alla citazione in giudizio, che a breve sarà depositata". "Andremo in fondo alla vicenda, siamo determinati”, sottolinea il legale.
I gioielli di cui i Savoia chiedono la restituzione sono custoditi all'interno di uno scrigno in un caveau della Banca d'Italia. Il tesoro sarebbe formato da 6.732 brillanti e 2mila perle, di diverse misure, montati su collier, orecchini, diademi e spille varie.
"Già ieri (lunedì, ndr) la presidenza del Consiglio aveva fatto pervenire una prima comunicazione all'Adr center (sede dell'ufficio di mediazione, ndr) sostenendo che non avrebbero presenziato all'incontro fissato oggi (martedì, ndr) perché, a quanto si sostiene, quei gioielli non sarebbero beni personali ma in dotazione del Regno d'Italia. All'incontro erano presenti solo i rappresentanti della Banca d'Italia", conclude l'avvocato.