Women Power

Lucia Iannuzzi: "Per la consulenza doganale servono il multitasking e il problem solving"

Lucia Iannuzzi, Cofondatrice di C-Trade racconta la sua storia a Tgcom24

di Carlotta Tenneriello

Dalla Calabria fino a Milano diventando la più giovane donna ai vertici nel mondo della consulenza doganale: curiosa, volitiva e determinata Lucia Iannuzzi racconta qui la sua esperienza.

Lucia, in questo momento la trovo alle porte di Milano, ma lei arriva da più lontano.
Sono nata e cresciuta in un paesino della Calabria in provincia di Crotone, ma poi per vicende familiari e professionali ho deciso di trasferirmi più a Nord. In principio, mi sono stabilita a Bologna, dove ho frequentato l’Università, e poi qui a Milano.

Mi racconti com’è andata.
Durante la scuola superiore ho effettuato degli stage presso una banca dando supporto al reparto contratti el legale, quindi studiare giurisprudenza è stato naturale. Avevo una certa inclinazione per il diritto internazionale e, grazie al progetto Erasmus, ho avuto l’opportunità di approfondire le tematiche concernenti il diritto comunitario. Un’esperienza molto significativa, quella maturata a Madrid durante l’Erasmus, che mi ha portato a sostenere ben sei esami in più di quelli necessari per laurearmi. Al termine degli studi, ho iniziato un percorso aziendale come stagista presso una piccola società di bolognese in cui mi venne assegnato un nuovo progetto dedicato alla consulenza doganale. Nonostante non avessi mai trattato la materia all’Università, quella fu l’occasione per iniziare ad addentrarmi in un mondo semisconosciuto e in cui la presenza femminile è pressoché nulla.

Non deve essere stato facile operare in questo settore.
Non lo è stato, ma io non mi sono arresa e anzi ho deciso che la formazione, lo studio e la determinazione avrebbero fatto la differenza. In soli tre mesi, mi sono appassionata ad una materia assolutamente nuova, ma anche molto stimolante. Non nascondo che mi è servita tanta pazienza, perché non sono mancati momenti di sconforto e frustrazione, tuttavia ho capito che quella era la mia strada.

Ad un certo punto però ha preso il volo.
Dopo tre anni in questa realtà mi sono accorta che non avevo più stimoli e che l’attività per me era diventata ripetitiva e monotona. Per questo motivo, ho cercato un’alternativa e sono venuta a Milano, dove ho iniziato un percorso, come consulente, in una grande realtà che gestiva i processi doganali operativi per tantissimi spedizionieri. Qui ho gestito ogni tipo di merceologia ed ogni cavillo burocratico, operativo e normativo connesso allo sdoganamento delle merci in importazione e in esportazione. Dopo poco sono stata contattata da una società di consulenza internazionale per avviare e gestire la tematica doganale in progetti in ambito internazionale. Tuttavia, nel 2015 ho deciso che era arrivato il momento di lanciarmi in una nuova sfida che mi ha visto impegnarmi in prima persona: C-Trade è infatti la società che ho fondato insieme al mio socio, Paolo Massari. La scelta di mettersi in proprio è nata da una insoddisfazione professionale che mi accompagnava ormai da tempo, generata dalla consapevolezza che in Italia la materia doganale è sempre stata divisa su due fronti: uno operativo, in mano agli spedizionieri, e uno consulenziale, in mano agli avvocati o ai commercialisti. Ad entrambi mancava tuttavia la conoscenza reciproca della specialità per cui erano protagonisti, perché l’operativo non è teorico ed il consulente non è operativo. Così ho deciso di fondare una realtà che potesse seguire un cliente in toto, senza fronzoli, dall’operativo alla consulenza. 

La consulenza doganale è ancora misconosciuta.
Purtroppo, la dogana è vista come un problema, ma al contrario può essere una parte integrante del proprio business, anche se non priva di rischi, anzi. In ambito doganale i rischi per le società possono essere sia di natura tributaria, che di natura penale: per questo è fondamentale conoscere quello che fino a pochi anni fa era di dominio assoluto degli spedizionieri. Per fortuna, negli ultimi anni c’è stata un’inversione di tendenza anche grazie agli interventi normativi ed alla sensibilizzazione che è stata fatta dalla stessa Agenzia delle Dogane sul territorio nazionale. Ammetto tuttavia che non abbiamo avuto difficoltà a farci conoscere: il passaparola dei clienti è stato fondamentale e ci ha consentito di allargare il nostro raggio d’azione anche alla consulenza e alla formazione e per questo abbiamo fondato l’anno scorso Overy, una nuova società, complementare alla prima, più direttamente specializzata nella consulenza doganale strategica di più alto livello. Sappiamo che la strada è ancora molta e facciamo di tutto per dimostrare il nostro aiuto concreto alle aziende. 

Essere donna in questo settore non è facile.
Dopo tanti anni, sono ancora considerata una giovane donna e in mezzo ad un mondo di soli uomini non è proprio semplice farsi accettare. Grazie al cielo, sono stati fatti passi da gigante e la situazione può che migliorare ancora. Dico sempre che per fare bene questo lavoro è fondamentale avere due doti: il multitasking e il problem solving, e fortunatamente la maggior parte delle donne ha queste qualità innate. È un lavoro dinamico e molto spesso, se non sempre, si deve lavorare gestendo contemporaneamente più cose, che coinvolgono processi e norme assolutamente differenti. 

Tempo libero: che mi dice?
Il rapporto diretto col cliente è il nostro valore aggiunto, ma questo implica essere raggiungibili sempre e ovunque. Io rispondo al telefono in qualsiasi momento del giorno o della notte e ogni giorno dell’anno, senza distinzioni o pause. E’ ovvio che di tempo libero me ne resti pochissimo e quello che ho lo dedico a mio marito e ai miei due cani e a delle lunghe passeggiate rigeneranti, oltre a qualche partita a tennis.
 

Un consiglio alle ragazze che volessero abbracciare la consulenza doganale?
Le donne hanno una marcia in più, quindi sono perfette per questa occupazione. Credo che sia una straordinaria occasione per non far addormentare la mente e per allenarsi a gestire l’emergenza, ma per far questo occorre una predisposizione a rinunciare a qualcosa, per l’appunto al tempo libero o ad altre attività. Si tratta di un lavoro che richiede tanto tempo e uno studio pressoché continuo oltre ad una costante preparazione.