Graziano Mesina potrà riavere la sua pensione sociale. Una battaglia legale vinta dall'ex primula rossa del banditismo sardo dopo che l'Inps l'aveva sospesa, su richiesta della Procura di Cagliari, nel luglio 2020 quando Mesina si era dato alla fuga a seguito della condanna definitiva a 30 anni per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. Dall'1 febbraio l'assegno potrà essere nuovamente riscosso dal criminale, detenuto nel carcere nuorese di Badu 'e Carros dal 18 dicembre.
I legali: "Giustizia è stata fatta" L'Inps ha accolto in via cautelativa la richiesta presentata subito dopo l'arresto dalle avvocate di Mesina, Beatrice Goddi e Maria Luisa Vernier, che comprendeva anche la domanda per riavere gli arretrati, ovvero gli assegni non riscossi quando era latitante. A quest'ultima istanza però l'istituto di previdenza non ha risposto. "Finalmente un po' di giustizia è stata fatta almeno sulla pensione - commenta l'avvocata Goddi -. Ora valuteremo quando inoltrare una nuova richiesta per ottenere gli arretrati, che per noi sono dovuti".
La prima istanza era stata respinta In un primo momento l'istanza per il reintegro della pensione e delle mensilità arretrate era stata respinta dall'Inps perché incompleta: si chiedeva infatti un parere della Procura di Cagliari, la stessa che aveva emesso il decreto di revoca. C'è voluta quindi una seconda istanza per la riammissione dell'assegno sociale, sospeso per effetto della legge sul reddito di cittadinanza che prevede lo stop agli assegni erogati da parte di tutti gli enti di previdenza nei confronti di latitanti.
Mesina percepiva l'assegno dal 2007 Mesina percepiva l'assegno minimo dal 2007, dopo essere tornato in libertà con il provvedimento di grazia firmato dall'allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Nuova battaglia legale Per "Grazianeddu" si aprirà a breve un'altra battaglia legale, sempre su richiesta dei suoi legali: dovrà infatti comparire l'8 febbraio davanti alla Gip di Oristano, Serena Corrias, per la prima udienza sull'istanza di dissequestro dei beni bloccati il 18 dicembre al momento del suo arresto. Goddi e Vernier chiedono che vengano restituiti gli effetti personali e 6mila euro in contanti che Mesina aveva nel portafoglio quando è stato catturato. Il sequestro dei beni si inserisce nel procedimento per favoreggiamento che aveva portato all'arresto della coppia proprietaria dell'appartamento di Desulo in cui il latitante si stava nascondendo. I due coniugi hanno poi patteggiato nel processo per direttissima: l'uomo è stato condannata a 3 anni di reclusione, la moglie a 1 anno e 8 mesi, ma con pena sospesa.