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Covid, Hong Kong: un mese di totale isolamento per chi risulta positivo

Dal blocco dei voli alle quarantene lunghissime per evitare il diffondersi dei contagi: ecco la strategia "zero Covid" della città cinese

Instagram

Hong Kong si blinda e vieta i voli da otto Paesi stranieri. Ma cosa è successo a chi è arrivato sul suolo cinese circa un mese fa ed è risultato positivo al tampone in aeroporto? A causa della quarantena obbligatoria in ospedale e l'isolamento dopo la guarigione, si troverà probabilmente ancora sotto sorveglianza e con l'impossibilità di uscire. Diverse le testimonianze sui social della dura politica "zero Covid" in Cina.

Strategia "zero Covid" - Il protocollo cinese prevede un tampone per ogni visitatore proveniente dall'estero. Per i più fortunati, quelli risultati negativi al test, spetta una semplice quarantena di 21 giorni in un hotel specializzato. Chi risulta positivo al Covid, invece, viene trasferito in ambulanza in un ospedale, nel quale dovrà soggiornare per almeno 10 giorni in attesa di due tamponi negativi consecutivi. Ma questo non significa via libera. Dopo la guarigione si deve comunque rimanere isolati per altri 14 giorni nella nuova struttura nella quale si viene trasferiti.

Le testimonianze sul web - I social per chi viene confinato in una stanza d'ospedale per settimane dalle autorità cinesi, rimangono l'unico contatto con la realtà fuori. Darryl, ad esempio, racconta la sua esperienza su instagram. Il 20 dicembre da Londra arriva a Hong Kong per un viaggio di lavoro e nonostante fosse regolarmente vaccinato con il booster scopre in aeroporto di essere positivo alla variante Omicron. Anche se asintomatico viene trasferito in ospedale. Ventiquattrore su ventiquattro in una stanza, in condivisione con altri passeggeri risultati positivi, con una routine scandita da controlli e pasti ma senza possibilità di uscire. Una situazione davvero pesante al livello psicologico.

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