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Crollo gru a Torino, l'arcivescovo: "Istituzioni non rimangano inermi, no alle speculazioni sulla sicurezza"

Al funerale di uno dei 3 operai morti, l'alto prelato lancia un appello agli organismi di controllo che devono fare qualcosa "di fronte a questa guerra dichiarata". Nel capoluogo sabaudo è lutto cittadino

Istituzioni e organismi di controllo "non restino inermi di fronte a questa guerra dichiarata". Così l'arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, al funerale di Filippo Falotico, il più giovane dei tre operai morti per il crollo di una gru. "E' inaccettabile che in un Paese che vuole essere tra i più avanzati si registrino tanti incidenti sul lavoro. Non si può risparmiare sulla vita e non si può speculare sulla sicurezza". Nel capoluogo sabaudo è lutto cittadino.

E' evidente che c'è un problema generale "Le inchieste delle magistrature hanno il compito di stabilire le cause specifiche per ciascuno di questi episodi, ma è evidente che c'è un problema ben più vasto e generale, che coinvolge l'intero sistema sociale ed economico - è il monito dell'arcivescovo di Torino a proposito degli incidenti sul lavoro -. C'è bisogno, mi pare, di una adeguata legislazione, e di tutti quegli investimenti negli organismi di controllo affinché le leggi vengano applicate". "E c'è anche una questione di mentalità - osserva monsignor Nosiglia -: occorre comprendere che i costi della sicurezza sono il vero risparmio, sono il vero investimento, tanto per gli imprenditori che per i committenti e i lavoratori stessi".

Non si può risparmiare sulla vita "Non si può risparmiare sulla vita, non si può - addirittura - speculare sulla vita altrui. C'è un diritto al lavoro, oggi già così difficile da attuare; e c'è anche un diritto alla sicurezza del lavoro, che appare ancor più lontano da realizzare. Anche per questo, nei giorni scorsi, ho parlato di vergogna. Perché le istituzioni, come i politici e le agenzie di controllo, non possono rimanere ignavi e inerti di fronte a questa 'guerra non dichiarata' della sicurezza sul lavoro".

Non dimentichiamo "Il lutto della città, il ritrovarsi in cattedrale oggi sono segnali importanti, perché dicono che tutti siamo coinvolti - conclude -. Dicono che non dimenticheremo, che non vogliamo dimenticare. Come non dimentichiamo i morti della Thyssen di 14 anni fa, e tutti gli altri che purtroppo si sono succeduti".

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