Aveva caricato sul suo taxi una coppia di stranieri, un uomo e una donna, lei incinta. E i due gli avevano chiesto di portarli all'ospedale Sant'Anna, a Torino. Ma dopo pochi minuti si è reso conto che la donna stava partorendo nella sua auto. Così Luca, 45 anni, da 11 anni tassista nel capoluogo piemontese, ha portato mamma e papà in un ospedale più vicino per affidare la donna alle cure dei medici. E tutto è andato bene: è nata una bimba.
Il parto in diretta - Un'avventura a lieto fine per il tassista che, racconta la "Repubblica", in questi giorni di traffico prenatalizio è incappato in un parto in diretta decisamente inatteso. La chiamata gli è stata passata dalla centrale e lui è andato subito in corso Svizzera a prendere la coppia che aveva chiesto il servizio. Era pomeriggio, poco prima delle 15. I due gli hanno chiesto di portarli al Sant'Anna. Ma ben presto, guardando sullo specchietto retrovisore, Luca si è accorto che qualcosa non andava. "Lei stringeva il braccio al compagno - ricorda - e a un certo punto mi ha messo la mano al collo dicendo che 'la testa della bimba era fuori'".
La corsa in ospedale - Il tassista a quel punto ha visto che era proprio così: la donna stava per mettere al mondo sua figlia sul sedile posteriore della sua auto. Non ha esitato un attimo e ha deciso di cambiare meta: ha accompagnato i due non al Sant'Anna (troppo lontano), ma al Maria Vittoria, molto più vicino. E' arrivato al Pronto soccorso suonando il clacson per richiamare l'attenzione dicendo al personale sanitario che incontrava: "Chiamate qualcuno, la signora ha partorito".
Luca dice che è stata un'emozione fortissima, "un vero regalo di Natale". E aggiunge: "Tutto è andato bene. Ma se mi avessero detto subito che erano già iniziate le doglie avrei cambiato percorso da subito, risparmiando tempo". Il tassista d'altra parte già in precedenza aveva accompagnato in ospedale una signora incinta che stava per partorire: ma in quel caso arrivò in tempo. E in un'altra occasione, ricorda, "durante un arrivo del Giro d'Italia trasportavo una donna che stava male e rischiava di morire: non volevano farmi passare. Da allora, per sei anni non ho più lavorato con maratone ed eventi sportivi".