Nuova tegola per Boris Johnson. Il Guardian ha diffuso una foto del premier britannico nel giardino di Downing Street, accanto alla moglie, con vino e formaggio, mentre intorno ci sono diversi membri del personale, che non rispettano il distanziamento, durante il lockdown nel maggio 2020. In quell'occasione il governo aveva assicurato si fosse trattato di un "incontro di lavoro", senza alcolici. Le bottiglie di vino, invece, sono in evidenza.
Le voci di un evento sociale a Downing Street il 15 maggio 2020 era stata smentita nei giorni scorsi dal portavoce del premier, che aveva spiegato: il personale lavorava in giardino il pomeriggio e la sera. La foto pubblicata dal Guardian, tuttavia, solleva quantomeno dei dubbi.
Johnson è seduto ad un tavolo all'aperto con la moglie Carrie ed altre due persone, con bottiglie di vino e formaggio in bella mostra. Poco più lontano c'è un altro tavolo con quattro persone, e altro vino. Mentre sul prato, altri nove sono in piedi attorno a un tavolo, con alcolici, tutti vicini tra loro. In un'atmosfera obiettivamente rilassata, e non da meeting di lavoro.
Lo stesso Guardian, insieme con l'Independent, aveva già dato la notizia della riunione in giardino del 15 maggio. E secondo le sue fonti, il primo ministro aveva trascorso circa 15 minuti con il personale, spiegando che si meritavano un drink per "respingere" il Covid.
E circa una ventina di dipendenti, in quell'occasione, avrebbero bevuto vino e liquori e mangiato pizza. Il tutto dopo una conferenza stampa di Matt Hancock in cui l'allora segretario alla Salute aveva esortato i cittadini a rispettare le regole e a non approfittare del bel tempo durante il fine settimana di maggio per socializzare in gruppo. La foto ha sollevato le proteste dell'opposizione.
Per la numero due dei laburisti, Angela Rayner, si tratta di uno "uno schiaffo in faccia al pubblico britannico", ed "il primo ministro ci mostra costantemente che non ha riguardo per le regole che mette in atto per il resto di noi". Per Johnson, di certo, si è trattato di una delle settimane peggiori.
Perché nel giro di pochi giorni ha dovuto incassare la perdita di una roccaforte storica dei conservatori dopo un'umiliante sconfitta elettorale a un'elezione suppletiva e soprattutto una fronda interna al partito conservatore con un centinaio di deputati che hanno votato contro il piano B varato dal governo per fronteggiare la crisi sanitaria.
Come se non bastasse, il suo ministro e capo negoziatore per la Brexit, David Frost, ha rassegnato le dimissioni perché "deluso" dalle politiche di Downing Street in materia di Covid. Lasciando il governo nel caos alla vigilia di nuovi complessi negoziati con Bruxelles sul protocollo per l'Irlanda del Nord.
Fedelissimo di Johnson - che una volta lo definì "il più grande Frost dal 1709" facendo un gioco di parole con il suo cognome, che vuole dire 'gelo', e l'inverno più freddo nella storia d'Europa - l'ormai ex negoziatore per la Brexit lascia un vuoto pesante. In una lettera al primo ministro ha parlato di "preoccupazione per la direzione" presa dal governo e delusione per le "politiche coercitive" attuate da Downing Street, in particolare in tema di restrizioni contro il Covid, clima e tasse.
"Il Paese deve imparare a vivere con il Covid", la posizione di Lord Frost, convinto della necessità di politiche "più snelle". Bojo ha preso atto delle sue dimissioni dicendosi "molto dispiaciuto", mentreil ministro degli Esteri, Liz Truss, ha assunto la responsabilità del dossier Brexit. Una settimana proprio da dimenticare per il premier.