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Nel Palermitano disabili torturati in casa di cura: 17 arresti | Intercettate le "urla dei pazienti"

Le indagini hanno riguardato una onlus che gestisce, in regime di convenzione pubblica "a ciclo continuo", servizi di riabilitazione per 23 pazienti con disabilità grave

I militari della guardia di finanza del comando provinciale di Palermo hanno scoperto gravissimi episodi di maltrattamenti di disabili assistiti nella casa di cura "Suor Rosina La Grua" di Castelbuono, nel Palermitano. Sono state eseguite 35 ordinanze cautelari nei confronti di altrettante persone accusate, a vario titolo, di tortura, maltrattamenti, sequestro di persona, corruzione, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Le indagini degli uomini del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo hanno riguardato una onlus che gestisce, in regime di convenzione pubblica "a ciclo continuo", servizi di riabilitazione per 23 pazienti con disabilità grave.

Dieci indagati sono stati portati in carcere, per sette sono scattati gli arresti domiciliari, cinque sono stati sottoposti all'obbligo di dimora nel comune di residenza e tredici sono destinatari della misura interdittiva del divieto di esercitare attività professionali per un anno.

Palermo, casa di cura degli orrori: 17 arresti

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Intercettazioni, le urla dei pazienti E' drammatico quel che emerge dalle intercettazioni effettuate nella casa di cura lager. Nella sala "relax" gli ospiti venivano portati di peso, rinchiusi dentro e presi a calci e pugni. Poi venivano offesi: "frocio", urlava un operatore e dopo l'ennesimo calcio chiudeva la porta.  "Devi buttare il veleno dal cuore", diceva un altro inserviente della struttura.

"E' un manicomio, un lager nazista", commentavano, non sapendo di essere intercettate, alcune operatrici del centro mentre uno dei pazienti urlava: "Dottoressa mi faccia uscire. Avevamo detto cinque minuti, si mantengono i patti, i patti si mantengono". "Io ne ho certezza al 99% gli alzano le mani ai ragazzi, fin quando non ci sono le telecamere sta cosa noi non ce la togliamo e vedi che è un reato penale - diceva una donna al telefono -. I ragazzi erano vestiti come gli zingari, visto che non li lavavano, visto che il mangiare faceva schifo, visto che la struttura non era pulita".

Un'altra operatrice intercettata, parlando con una delle indagate, le contestava: "20mila euro, quello di parcelle tra lui e sua moglie, 60mila euro lui e 70mila euro l'anno sua moglie, senza che sua moglie a Castelbuono mettesse un piede tutti quello che tu hai sciupato che non vi spettavano, rimborsi chilometrici, rimborsi quando tua figlia se ne andava a Catanzaro all'università, i pannolini dei tuoi nipoti, i confetti, le autovetture". 

"Questo è un manicomio" E un'altra: "Tu ce l'hai presente un manicomio? Uguale, identico, ci manca solo, gli ho detto che li legano ai letti e poi siamo a posto, siamo pronti per la D'Urso. Ci sono cose che sono oggettive. I bilanci non sono mai stati presentati, nella contabilità c'è manicomio, la struttura non è adeguata e non è a norma. Lì se campano o se muoiono, non interessa niente a nessuno".

Soldi pubblici usati per auto e regali "Fino a quando si pagavano le vacanze e le facevano, bevevano cocktail, Spritz, bevevano Coca Cola, per 1.000, 1.500 euro, perché sono come porci". Così uno degli operatori della onlus commentava gli sperperi di denaro che facevano i responsabili. La onlus era convenzionata con il Servizio Sanitario.

"Noi siamo sotto scopa dell'Asp di Palermo, perché il padre del nostro amministrativo è una specie di funzionario dell'Asp di Palermo che ci tiene sotto - proseguiva -. Quanto tu compri 40mila euro di autovettura a nome del Centro e il Centro le paga, tu lo sai che non sono soldi soltanto tuoi? Quando tu in quattro anni i cambi quattro autovetture, racimoli centoventi, 130mila euro di autovetture tutte quante pagate dal Centro. A me mi rompe se ci revocano la convenzione perché quella è una gallina dalle uova d'oro". "Poi abbiamo preparato le ceste per l'Asp, si aggiravano attorno a 300 euro di ceste", raccontava. 

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