"Vogliamo avere buone relazioni con la Russia ma questo dipende dal suo comportamento. Ulteriori atti aggressivi contro l'Ucraina avranno costi massicci". Così il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, alla plenaria del Parlamento Ue. "La nostra risposta a un'altra qualunque aggressione potrebbe prevedere un forte aumento delle sanzioni già esistenti in aggiunta a nuove misure con gravi conseguenze per la Mosca", aggiunge.
Da giorni le tensioni si fanno sentire: la Russia ha bloccato quasi il 70% del traffico marittimo nel Mar d’Azov, nei pressi della penisola di Crimea, territorio "occupato" da Mosca che l’Ucraina continua a rivendicare. Intanto la stessa ha dispiegato aerei, carri armati, artiglieria, proprio nella regione di Kherson, sempre nel confine crimeo.
Restare vigili - "Oggi abbiamo discusso della presenza militare della Russia ai confini dell'Ucraina e della sua attività destabilizzante nella regione del Mar Nero. Siamo d'accordo sulla necessità di rimanere vigili ed evitare l'escalation. Qualsiasi futura aggressione russa avrebbe un prezzo elevato e avrebbe gravi conseguenze politiche ed economiche per la Russia". Lo ha ribadito il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg alla conferenza stampa con il premier della Georgia Irakli Garibashvili. "Continuiamo a chiedere alla Russia di porre fine al riconoscimento delle regioni dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud e di ritirare le sue forze".
Il commento di Draghi - Anche il premier Mario Draghi si è espresso sull'Ucraina, a partire dai nuovi rapporti Russia-Usa: "Nei confronti della Russia occorre la politica dell'ingaggio, che Putin abbia cercato al telefono Biden mostra che vuole essere parte del processo di decisione, che non si stacca, ma vuole esplorare tutte le possibilità diplomatiche per arrivare a una soluzione equilibrata". Secondo Draghi c'è bisogno di mantenere un linea delicata: "Dobbiamo adoperarci perché resti così, non forzare assolutamente, non interrompere questo momento di ingaggio".
I buoni rapporti Russia-Cina - Il presidente russo Vladimir Putin in videoconferenza con il presidente cinese Xi Jinping ha definito i rapporti tra Russia e Cina "un vero esempio di cooperazione interstatale nel XXI secolo". "Sono lieto della possibilità di parlarle in diretta, ciò ci permette di discutere profondamente dello sviluppo dei rapporti tra i nostri due Paesi, di una partnership onnicomprensiva e di una interazione strategica", ha osservato il capo del Cremlino.
"Cina e Russia si sostengono a vicenda" La Cina e la Russia "si sostengono a vicenda" e si considerano "il pilastro del vero multilateralismo e della salvaguardia dell'equità e della giustizia internazionali". Xi Jinping, nel secondo summit virtuale dell'anno con Putin, ha lodato quindi la solidità delle relazioni bilaterali che "hanno superato prove di varie tempeste e dimostrato nuova vitalità".
A Pechino l'incontro virtuale con il capo del Cremlino è stato annunciato con anticipo ed enfasi per smentire la teoria che la Cina non abbia alleati. Anzi, nella visione di Xi il rapporto con la Russia è il pilastro di un nuovo ordine mondiale accelerato dalla pandemia, che però necessita di consolidamento. Nel resoconto dei media di Pechino, il leader cinese si è detto infatti pronto a "nuovi piani di cooperazione in vari campi, per lo sviluppo duraturo e di alta qualità dei legami bilaterali". Putin, da parte sua, ha osservato che "è stato formato un nuovo modello di cooperazione tra i nostri Paesi che include una determinazione a trasformare il nostro confine comune in una
cintura di pace eterna e di buon vicinato".
Xi e Putin hanno poi naturalmente parlato dei Giochi invernali cinesi. "A febbraio potremo finalmente incontrarci di persona a Pechino", ha detto Putin al presidente cinese, che non lascia il Paese e non incontra leader stranieri dall'inizio della pandemia. Pechino e Mosca hanno denunciato il boicottaggio diplomatico lanciato dagli americani e Putin ha affermato che entrambi i leader si oppongono a "qualsiasi tentativo di politicizzare lo sport e il movimento olimpico", una critica che la Russia ha ripetutamente rivolto all'Occidente. Ai funzionari russi, incluso Putin, è vietato partecipare alle competizioni internazionali dopo lo scandalo del doping di Stato a meno che ricevano un invito dal capo di Stato del Paese ospitante.