Dolmen, promettente gioco di ruolo action in stile "Souls" ambientato nello spazio, è il primo progetto di Massive Work Studio: il team brasiliano che sta sviluppando il gioco è stato inserito da Koch Media nell’etichetta Prime Matter, che cerca di supportare i team di recente formazione nello sviluppo di nuovi prodotti promettenti, e Dolmen rientra perfettamente in questa definizione, nonostante i primi minuti facciano sembrare tutto il contrario. Tgcom24 e Mastergame hanno trascorso qualche ora con una nuova versione del soulslike, in uscita nel 2022 su PC e console di nuova generazione.
Il protagonista ha una delle missioni più classiche della narrativa fantascientifica horror: dobbiamo raggiungere la stazione mineraria di Revion Prime perché qualcosa è andato storto. L’ispirazione a Dead Space dal punto di vista narrativo e creativo sembra palese, e in effetti l’impressione iniziale è che la storia sia più che altro una sorta di pretesto per farci dare mazzate a tanti alieni, mutanti ed esseri provenienti da altre dimensioni. Quello che rende interessante l’ambientazione e la storia, però, è il suo essere stata inserita all’interno di un gameplay da "soulslike".
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La versione del gioco provata (giocando tre partite diverse con tre personaggi differenti) conteneva quella che presumibilmente sarà parte dell’area iniziale del gioco completo e poi alcune aree più avanzate che ci hanno permesso di capire meglio come si evolverà il gameplay lungo l’avventura. E man mano che si avanza ci si rende sempre di più conto che Dolmen prende quasi tutto da altri esponenti del suo genere: se in questi anni avete passato delle ore sui Souls o sui tanti giochi che ne hanno tratto ispirazione vi troverete subito a casa.
In Dolmen ci sono tutti gli elementi che ci si potrebbe aspettare. Si tratta di un gioco di ruolo con elementi d’azione basato sull’aumento di statistiche e sulla costruzione di una build che permette, attraverso abilità e tempismo del giocatore, di affrontare i nemici sia in corpo a corpo sia dalla distanza.
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Il sistema di combattimento corpo a corpo è praticamente identico a quello di tutti gli altri soulslike: dalla parate ai contrattacchi, dagli attacchi leggeri a quelli pesanti a quelli in salto. Sempre dal suo genere di riferimento Dolmen riprende anche il sistema di cure (attraverso una sorta di oggetto consumabile), la barra verde della stamina che consente di rotolare, correre o attaccare, ma anche la meccanica di recupero della moneta di gioco dal punto in cui si è morti l’ultima volta e i terminali di trasporto (che hanno il ruolo dei falò/checkpoint che ripristinano tutti gli effetti di stato e la salute del protagonista e fanno ricomparire tutti i nemici nella mappa).
È con il combattimento dalla distanza che iniziano a farsi vedere le meccaniche e le idee nuove di Dolmen: il nostro eroe avrà a disposizione pistole e fucili estremamente efficaci che permettono di gestire (e uccidere) i nemici dalla distanza utilizzando come "proiettili" una barra blu di energia necessaria per attivare quasi tutte le azioni uniche previste dagli sviluppatori.
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I consumabili, infatti, caricano soltanto la barra di energia blu, che ha tre scopi primari: ci permette di curarci istantaneamente con la pressione di un tasto perdendo energia blu, ci permette di attivare una modalità "reattore" che utilizza l’energia blu al posto di quella verde per gli attacchi corpo a corpo (e aggiunge effetti di stato ai nemici), e consente di utilizzare le armi a distanza.
Dolmen, in questo modo, riesce ad aggiungere un elemento tattico non di poco conto nella gestione di una barra che dopo poco tempo diventa importantissima. È sempre possibile avanzare soltanto con il corpo a corpo, ma è un peccato non sfruttare le possibilità offensive garantite dalle armi a distanza se la propria build lo permette. Con sufficienti punti a Destrezza e l’arma giusta (da creare esplorando, uccidendo e raccogliendo le risorse necessarie), persino il primo boss del gioco è caduto senza particolari difficoltà.
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Questi elementi, insieme, si sposano benissimo con l’atmosfera di Dolmen: cupa, angosciante, aliena, vuole darci la costante impressione di essere in forte pericolo. Le armi a distanza, le armature speciali e la gestione di una barra apposita danno la sensazione di essere "ben equipaggiati" contro l’inferno che popola Revion Prime mantenendo però il tratto horror dell’avventura: i nemici si schiudono dietro di noi oppure compaiono da un terreno sabbioso, costringendoci a stare in una sensazione di costante allerta, almeno la prima volta che affrontiamo un’area.
Poi, nel pieno della filosofia dei Souls, una volta appresi i nemici, i luoghi e i tempismi, possiamo letteralmente “schivare” tutti (alla terza partita, ad esempio, abbiamo raggiunto la posizione del secondo boss della prova in circa 40 minuti, mentre nella prima partita avevamo impiegato più di tre ore).
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Qualche perplessità invece è rimasta dall’aspetto tecnico dei combattimenti: a volte i colpi sembrano andare a vuoto e non hanno in genere grande fisicità, la telecamera non è stata sempre perfetta e il bilanciamento di alcuni attacchi ed effetti di stato (fuoco, ghiaccio, acido) è completamente da rivedere. C’è però tempo, e soprattutto le parti più avanzate della versione di prova fanno ben sperare: le potenzialità ci sono e il progetto è promettente.
Nella speranza che le nuove aggiunte creino un ecosistema efficace e che ci sia un corretto ribilanciamento di azioni, attacchi, timing e posizionamento dei nemici, Dolmen potrà diventare un titolo valido per gli appassionati del genere e per chi vuole un modo diverso di realizzare gli horror di fantascienza, una volta tanto. Magari non sarà esattamente un capolavoro, ma non tutti i giochi devono esserlo per essere validi.