Il governo Draghi si appresta ad allungare almeno per il primo trimestre 2022 lo stato di emergenza sanitaria. E' dal 31 gennaio 2020 che l'Italia proroga questa "norma" che viene utilizzata al verificarsi di eventi eccezionali, come terremoti alluvioni o come avvenuto in occasione del Covid-19. Ma il decreto che la istituisce ha anche posto dei limiti temporali che saranno infranti nel 2022 e per farlo sarà necessaria una norma primaria.
Sforare il limite dei 24 mesi - Per prorogare lo stato di emergenza nel 2022 il governo dovrà farlo con una norma primaria, non potendo più prorogare quello attuale. A regolare lo stato di emergenza, che viene deliberato dal Consiglio dei ministri su proposta del presidente del Consiglio, è il comma 3 dell'articolo 24 del Codice di Protezione Civile nel quale si afferma che "la durata dello stato di emergenza di rilievo nazionale non può superare i 12 mesi, ed è prorogabile per non più di ulteriori 12 mesi". Nel caso dello stato di emergenza per Covid le proroghe possibili sono però finite già a luglio del 2021 e questo perché il primo stato d'emergenza fu deliberato per 6 mesi e non per un anno. In sostanza, lo stato d'emergenza è scaduto il 31 luglio del 2020, poi è stato prorogato di un anno: una prima volta fino al 31 gennaio del 2021 e una seconda fino al 31 luglio del 2021. Ed infatti per portarlo fino al 31 dicembre il governo è dovuto intervenire con una norma primaria, il decreto legge 105 del 23 luglio (che ha introdotto l'obbligo del green pass nei ristoranti, cinema, teatri, palestre, manifestazioni sportive e culturali) poi convertito con la legge 126 del 16 settembre.
Tre le possibili strade per la proroga - Il governo martedì potrà dunque optare su tre strade: un decreto ad hoc con il quale si indica la durata del nuovo stato di emergenza, un emendamento ad un provvedimento già in discussione in Parlamento, come ad esempio è avvenuto quando nella legge di Bilancio è stata inserita la proroga a tutto il 2022 dello stato di emergenza per il terremoto del centro Italia, e, infine, inserendo una norma nel decreto milleproroghe che arriverà a fine anno. C'è poi una quarta possibilità. Lo stato di emergenza si porta dietro tutta una serie di norme che in questi ultimi due anni hanno regolato la vita degli italiani: dalle mascherine al distanziamento, dai protocolli sul lavoro allo smartworking, dal ruolo e funzioni del commissario per l'emergenza fino all'obbligo del green pass. Se finisce lo stato d'emergenza decadono dunque anche tutte le altre norme che vi sono legate. Per evitarlo, non volendo prorogare lo stato d'emergenza, si potrebbe indicare sempre con una norma primaria (dunque con un decreto legge) quali delle misure in vigore sono ancora necessarie.
Cosa è lo stato di emergenza - Lo stato di emergenza viene deliberato dal consiglio dei ministri su proposta del premier d'intesa con i governatori e i presidenti delle Province autonome interessate. Viene disposto al verificarsi di eventi eccezionali, come terremoti alluvioni o come avvenuto per il Covid-19. Tra le prime deliberazioni del cdm c'è quella di individuare le risorse finanziarie per l'avvio degli interventi più urgenti. Con lo stato di emergenza vengono autorizzate anche le ordinanze di protezione civile in modo da poter agire con urgenza e con poteri straordinari per tutelare i cittadini. Si possono inoltre attuare interventi speciali con ordinanze in deroga alle disposizioni di legge, rispettando i principi generali dell'ordinamento giuridico.
Snellite le procedure burocratiche - Con la dichiarazione dello stato di emergenza vengono snellite le procedure di approvazione di leggi e decreti. Vengono anche disposte le misure sanitarie, come l'obbligo delle mascherine all'aperto o il distanziamento sociale, e incentivato il ricorso allo smart working per le aziende. Il governo, inoltre, può ricorrere agli ormai celebri Dpcm, decreti che non passano attraverso l'approvazione parlamentare.
Il commissario straordinario e il Cts - La proroga dello stato di emergenza tiene in vita gli organismi creati per far fronte alla pandemia, ossia il commissario straordinario e il Comitato Tecnico Scientifico. Quest'ultimo è stato istituito il 5 febbraio 2020 con ordinanza del ministero della Salute e poi modificato, nella sua composizione, il 17 marzo 2021. Attualmente è composto da 11 membri, con il ruolo di coordinatore affidato al presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, e quello di portavoce a Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità.