Con le ricerche dei dispersi ancora in corso, gli inquirenti sono al lavoro per cercare di dare risposta sul come sia stato possibile che una fuga di gas abbia provocato il crollo di quattro palazzine e il danneggiamento di altre quattro, compiendo una strage a Ravanusa. Intanto il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, ha aperto un fascicolo per disastro e omicidio colposo.
Le prime mosse della procura Nei prossimi giorni Patronaggio provvederà ad acquisire tutta la documentazione relativa alla rete di distribuzione del gas, a sequestrare l'area interessata dall'esplosione e, con ogni probabilità, all'iscrizione nel registro degli indagati dei primi nomi di tecnici e amministratori che a vario titolo possano avere responsabilità in merito alla rete del gas.
"Odore di gas da giorni" Compito dei magistrati sarà anche quello di capire se vi sia stata una qualche sottovalutazione del pericolo, se si poteva fare qualcosa e non è stato fatto. Uno dei sopravvissuti alla strage, Calogero Bonanno, che si trovava in un appartamento adiacente ad una delle palazzine crollate, ha parlato di odore di gas nei giorni scorsi. "Alcuni vicini mi hanno detto che si sentiva odore di gas - ha detto -. Se è vero c'è stata una negligenza imperdonabile".
Nessuna segnalazione ricevuta Una versione che è stata confermata dal consigliere comunale Giuseppe Sortino: "Negli ultimi sette giorni - dice - so che diversi cittadini hanno lamentato la puzza di gas nella zona che chiamiamo via delle Scuole Don Bosco in contrada Masciminici, dov'è avvenuta la tragedia, ma nessuno è intervenuto. Sia il sindaco sia i tecnici del gas non hanno ricevuto segnalazioni". Dal canto loro, inquirenti e investigatori hanno già verificato che nei giorni scorsi non c'è stata alcuna segnalazione di questo tipo.
Tubature gas costruite nel 1984 Che però il problema e la causa scatenante del disastro sia proprio sulla rete, risalente al 1984, è un dato che viene dato di fatto per scontato. "Che ci siano state oggettive difficoltà nella distribuzione del gas è evidente", spiega un investigatore, sottolineando che ad un chilometro dal punto dell'esplosione si sente ancora odore di gas nonostante il flusso sia stato interrotto. E aggiunge: "Il problema ora è capire se c'è solo una colpa, il non essere intervenuti su un sistema ormai datato, o se c'è anche un dolo, quello di non aver effettuato la necessaria manutenzione".
Finite le ricerche scatterà il sequestro della zona In ogni caso, "appena finite le ricerche dei dispersi scatterà il sequestro dell'area per consentire il prosieguo delle attività investigative", dice il comandante provinciale dei Carabinieri di Agrigento, il colonnello Vittorio Stingo. Verifiche che infatti sono iniziate già nella serata di sabato e che qualche risposta l'hanno fornita. Sulla dinamica innanzitutto: c'è stato un accumulo di gas metano nel sottosuolo, spiegano gli investigatori, che si è protratto per almeno l'intera giornata di sabato.
Nuovi sopralluoghi Nei prossimi giorni, ha sottolineato Patronaggio, verrà fatta "un'attenta mappatura dei luoghi. Si parte da una fuga di metano ma non escludiamo alcuna pista". La procura ha già nominato un consulente tecnico e nelle prossime ore verrà fatto un nuovo sopralluogo con i vigili del fuoco, proprio per cercare di circoscrivere le cause della fuga di gas.
Le ipotesi sull'innesco Non è chiaro, invece, quale sia stato l'innesco che ha provocato l'esplosione. "Non ci sono certezze - conferma Stingo -. Quando saranno terminate le operazioni di ricerca e soccorso tra le macerie, potremmo individuare il punto in cui è iniziata la fuga di gas e da lì risalire all'innesco". Una delle ipotesi è che possa essere stata l'attivazione di un'ascensore, ha spiegato il comandante dei vigili del fuoco di Agrigento Giuseppe Merendino sottolineando però che si tratta di una delle tante possibilità: potrebbe essere stato anche un frigorifero che si è attivato, una luce accesa o una sigaretta.