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Simone Zerbinati: "A tavola con le ricette tradizionali e un occhio al futuro"

Il General Manager dell'azienda del Monferrato racconta a TgcomLab quali sono state le sfide legate alla pandemia e quali le richieste del mercato food in questo momento così delicato

Dalla fondazione nel 1970 a oggi, Zerbinati ha mantenuto inalterate le radici familiari e il forte legame con il territorio, il Monferrato, riuscendo a innovare costantemente il settore alimentare, affermandosi come leader nella produzione di insalate e verdure fresche pronte al consumo e di piatti pronti freschi come zuppe, vellutate, contorni, burger vegetali gluten-free. Da cinquant’anni la missione dell’azienda è creare ricette buone, sane e gustose che incontrino i gusti di clienti e consumatori, perfette per uno stile di vita pratico e genuino, con sempre maggiore attenzione per l'innovazione e la sostenibilità, e senza dimenticare la lunga tradizione gastronomica italiana. Con 300 collaboratori e 2 stabilimenti, un fatturato di oltre 45 milioni di euro e più di 40 milioni di investimenti tecnologici in 15 anni, Zerbinati guarda al futuro guidata dalla terza generazione della famiglia. Il General Manager Simone Zerbinati racconta a TgcomLab quali sono state le sfide legate alla pandemia e quali le richieste del mercato in questo momento così delicato.

Come è arrivato a ricoprire l'incarico attuale? 
Com’è noto, il passaggio generazionale nelle imprese di famiglia italiane non è per nulla semplice e scontato. Il mio ruolo attuale di Direttore Generale della Zerbinati deriva da una scelta della mia famiglia, a cui si è arrivati dopo un percorso di diversi anni all’interno della nostra azienda. Dal 2014 rappresento, infatti, la terza generazione alla guida dell’azienda, insieme ai miei fratelli Valentina e Gianluca. Dal 2016 sono membro del comitato direttivo sezione IV gamma di UIF (Unione Italiana Food) e sono stato Presidente del Gruppo Giovani di Confindustria Alessandria fino al 2019. Nel corso degli anni ho affiancato all’esperienza sul campo alcuni master universitari indirizzati soprattutto all’area marketing, commerciale e strategica, mie specifiche aree di competenza. Ho partecipato ad alcuni programmi di formazione manageriale organizzati dalla scuola di direzione aziendale e cultura manageriale SDA Bocconi School of Management. Nel 2011 invece ho conseguito il livello avanzato del master “Marketing & Supply Chain Management in the Produce Business”, corso di alta formazione dell’Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

Qual è l'elemento di forza della sua azienda?
Alla base di tutto c’è la passione, la volontà e la dedizione che la nostra famiglia, da sempre, ha per il nostro lavoro, con una spinta continua alla creazione di valore non solo per la nostra azienda ma anche e soprattutto per le persone e per il nostro territorio. Inoltre, sicuramente il fatto che la Zerbinati abbia sempre saputo innovarsi e adattarsi alle esigenze del mercato, a partire dal 1980, quando è cominciata la produzione di minestroni, spinaci e insalate in busta (una grande innovazione per il mercato dell’epoca), poi con le zuppe fresche pronte nel 2007, fino ad arrivare al 2016 con i Burger’Z, i nostri burger di verdure fresche, senza soia e senza glutine. Abbiamo infatti sempre avuto una forte spinta innovatrice sul prodotto, accompagnata da un costante progresso tecnologico per la produzione e il packaging. Un altro punto di forza è stato poi quello di rimanere sempre fedeli alla nostra “cucina di famiglia”, intesa come altissima qualità e attenzione nella scelta degli ingredienti, nelle modalità di preparazione e consumo, per offrire ai nostri consumatori prodotti ad alto contenuto di servizio, già pronti ma cucinati come si farebbe a casa. “Come fatti in casa” per noi non è solo un modo di dire, ma rispecchia la nostra filosofia che ci ha portati ad avere successo: oltre al gusto, i consumatori premiano la nostra etichetta corta, che comprende solo pochi ingredienti, sani, conosciuti e per questo rassicuranti.

Quale consiglio dà a chi vuole intraprendere una carriera nel suo settore?
Premesso che ritengo di avere ancora moltissima strada da percorrere prima di poter dare consigli, credo che si debba avere passione per quello che si fa, ambizione e “fame” di nuove esperienze: sono proprio questi i motori per raggiungere gli obiettivi. Nello specifico, il settore alimentare – ma ancora di più quello ortofrutticolo – hanno delle caratteristiche peculiari per le quali esperienza e costanza fanno indubbiamente la differenza.
Un altro consiglio è quello di imparare ad ascoltare , ma anche sperimentare e proporre. Gli italiani amano il food, il nostro Paese è riconosciuto in tutto il mondo per il food e quello che, a mio parere, dobbiamo fare come aziende operanti nel settore, è ascoltare prima di tutto cosa ci chiede il consumatore, studiare quali sono i trend di mercato e indagare su quali sono quei prodotti che da sempre sono amati a tavola ma che con i ritmi di vita sempre più frenetici sono difficili da preparare a casa. È proprio lì che dobbiamo inserirci con proposte nuove e varie, che abbiano sempre un fondamento nella nostra tradizione culinaria ma che strizzino anche l’occhio al futuro.

Come è stato toccato il suo settore dall’emergenza covid?
L’ultimo biennio è stato molto complesso ma, tutto sommato, siamo stati in grado di rimodulare le strategie e trasformare le difficoltà in opportunità. Sicuramente nel periodo covid i consumatori si sono spostati su prodotti a lunga conservazione e su beni di prima necessità, di conseguenza i prodotti servizio con scadenza breve hanno sofferto molto, uno su tutti le verdure di IV gamma. All’interno del mercato c’è stata invece una categoria che ha fatto segnare un dato positivo, quella dei convenience cooking (ovvero prodotti da cuocere già pronti all’uso) che ha registrato un +6,9% a valore nel 2020 rispetto all’anno precedente: le linee di verdure già pronte da cuocere hanno riscontrato grande successo in quanto perfette da utilizzare come base per cimentarsi ai fornelli e preparare altre ricette.
Tra le nostre migliori performance possiamo citare sicuramente quelle dei “Burger’Z”, i nostri burger 100% vegetali senza soia, un segmento di mercato che vale 61 milioni di euro, con una crescita del 28% e che vede Zerbinati leader con una crescita del 50% a valore da ormai alcuni anni e i prodotti monoporzione, segmento di mercato che vale complessivamente 22,7 milionidi euro e in cui Zerbinati si è riconfermato brand di riferimento con una quota del 23% (fonte: Nielsen, aggiornamento 12/09/21).

Come si tiene aggiornato?
Credo che la prima fonte di aggiornamento sia il proprio network, quindi confrontarsi costantemente con le persone del nostro settore stretto ma anche del mondo finanziario e sociale. Il confronto diretto rimane un mezzo efficace perché senza filtri. Ci si aggiorna sulle tendenze food, sulle performance del mercato, sui trend di vendita e così via. Questo è quello che cerco di trasmettere anche ai miei collaboratori: il colloquio, il confronto a 360° con i nostri interlocutori, che siano del reparto commerciale, marketing, operations è sempre fondamentale perché offre un aggiornamento continuo su quello che è il nostro mondo. Ovviamente non mancano poi le letture, così come la partecipazione a eventi, convegni e workshop che sicuramente aiutano a essere sempre informati e un passo avanti rispetto ai trend del segmento e alle innovazioni aziendali.

Quanti anni ha e come trascorre il suo tempo libero?
Ho 36 anni e, sembrerà scontato, ma purtroppo – o per fortuna, visto quanto amo il mio lavoro – non ho moltissimo tempo libero. E anche quando mi prendo qualche ora per me, non stacco mai completamente perché gli spunti e la curiosità sono sempre tanti e quindi sfrutto parte di quei momenti per documentarmi e cercare ispirazione per le attività dell’azienda. Ho due bimbi bellissimi, di 6 e 4 anni, che - sarà genetica! - nel weekend amano trascorrere qualche ora del sabato a scoprire con me il nostro mondo, fatto di verdure fresche che vengono lavorate, poi cotte e confezionate. Da un paio d’anni sono inoltre presidente della squadra di basket della mia città, la J Basket Monferrato di Casale Monferrato, militante in serie A2 maschile. Questo nuovo progetto non rispecchia solo il mio supporto al mondo dello sport, bensì rappresenta un nuovo progetto sportivo e sociale che mette al centro i valori che da sempre caratterizzano il mio territorio, il Monferrato, e la filosofia della mia azienda: il buon cibo, la sana alimentazione e la qualità e il rispetto per tutte le risorse che il territorio dona ogni giorno; e soprattutto mi permette di confrontarmi con persone di altri mondi imprenditoriali e non.

Quali sono i progetti futuri dell'azienda?
La nostra è un’azienda composta per la maggior parte da persone molto giovani, che hanno sempre tantissimi spunti e nuovi progetti da portare in campo: nuovi prodotti, anche di nuove categorie, e nuovi processi. Non ci si ferma mai! Quello su cui ci concentreremo sicuramente nel prossimo periodo sarà la sostenibilità. Una sostenibilità che però va al di là del prodotto e comprende l’azienda nella sua totalità. In occasione del nostro 50° anniversario, nel 2020, abbiamo fatto un grande passo in tal senso: abbiamo redatto con il supporto di una grande realtà il nostro primo bilancio di sostenibilità. Siamo stati una delle prime – se non la prima – azienda a farlo nel nostro settore. Questo è stato il vero e proprio “go” a quello che è il nostro progetto di sostenibilità che riguarda le nostre persone, il nostro territorio, il nostro modo di operare e ovviamente il prodotto a 360°: dal pack, all’ingredientistica locale e italiana (dove possibile) e ai processi produttivi.