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Caserta, bloccato mentre tenta di introdurre 10 smartphone in carcere: denunciato dentista 

I carcerati possono scegliere uno specialista di fiducia per le cure. Ma tra i "ferri" del mestiere dello specialista la penitenziaria di Carinola ha trovato i telefonini destinati ai detenuti e pronti all'utilizzo

Dopo il sacerdote anche un dentista è stato scoperto dalla polizia penitenziaria mentre cercava di introdurre dei cellulari in carcere. E' successo  ancora una volta nell'istituto penitenziario casertano di Carinola. Gli agenti hanno trovato in totale dieci telefoni cellulari con tutti i relativi accessori. In una nota il presidente dell'Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria (Uspp), Giuseppe Moretti, sottolinea: "Servono strumenti tecnologicamente avanzati e più risorse, contro questo fenomeno".

I controlli - Gli agenti tenevano da tempo sotto controllo il professionista, un dentista pugliese che stava curando un detenuto. Infatti i carcerati possono scegliere uno specialista di fiducia per le cure. Ma questa volta gli agenti hanno chiesto al dentista di aprire la sua borsa. Il medico ha replicato dicendo che lì c'erano strumenti da lavoro che dovevano rimanere sterili, ma i poliziotti hanno insistito. E, tra i "ferri" del mestiere, la penitenziaria ha trovato cinque smartphone e altrettanti microtelefoni. L'uomo è stato denunciato alla procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta). Il 7 giugno 2020 fu un sacerdote ad essere denunciato: era in carcere per la messa domenicale con delle buste contenenti tabacco per i detenuti all'interno delle quali c'erano anche ben nove cellulari

Il commento del sindacato - "Grazie agli sforzi finora profusi malgrado i turni massacranti e le scarse risorse, la polizia penitenziaria riesce comunque ad arginare i continui tentativi di introduzione di telefonini nelle carceri, evitando così gravi ripercussioni sull'ordine e la sicurezza interna". Così ha commentato l'accaduto il sindacato di polizia penitenziaria. L'istituto di pena in questione ospita circa 500 detenuti cosiddetti di "media sicurezza" e per arginare il fenomeno "lì come nelle altre strutture penitenziarie servono mezzi tecnologici di alto livello per interrompere le comunicazioni".

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