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Omicron, la variante sudafricana | Ha 32 mutazioni, vaccino in 3 mesi

E' stata segnalata per la prima volta all'Oms il 24 novembre. Ecco le prime informazioni su sintomi, contagiosità e vaccini

La nuova variante B.1.1.529 del virus SarS-CoV2 isolata in Sudafrica, che con le sue 32 mutazioni scoperte supera quelle della Delta, preoccupa il mondo. L'Oms l'ha denominata Omicron, classificandola come "preoccupante". A suscitare forti timori sono le possibilità che sia molto più contagiosa delle altre e che riesca a neutralizzare l'efficacia dei vaccini.

Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha fornito alcune informazioni preliminari secondo cui Omicron potrebbe essere associata a una trasmissibilità molto elevata, a un indebolimento dell'azione dei vaccini ma non a un'infezione più grave. L'Agenzia europea del farmaco (Ema) ha infatti affermato che per il momento è "prematuro" prevedere se per la B.1.1.529 sia necessario un adattamento dei vaccini.

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Le mutazioni - Quindi i vaccini possono essere meno efficaci? È troppo presto per dirlo, come ribadito più volte dagli scienziati. Come è troppo presto per dire se possano avere difficoltà nel prevenire l'infezione o anche la malattia. I dati preliminari mostrano 32 mutazioni sulla proteina spike, che è una sorta di uncino attraverso cui il virus si aggancia alle cellule umane e infetta il nostro organismo.

La proteina spike è anche l'obiettivo degli anticorpi prodotti dai vaccini. Omicron presenta quasi tutte le mutazioni della proteina evidenziate nelle varianti precedenti. C'è da dire che i virus mutano di continuo e che la semplice presenza delle mutazioni non comportano automaticamente una maggiore contagiosità o pericolosità.

Sulla rivista scientifica Nature la virologa Penny Moore, dell'Università del Witwatersrand a  Johannesburg, ha chiarito che sono necessarie circa due settimane per capire se e fino a che punto la nuova variante sia in grado di sfuggire agli anticorpi generati dai vaccini anti-Covid, così come alle difese dovute all'attivazione delle cellule T del sistema immunitario. 

Sintomi e contagiosità - Al momento, infatti, ci sono pochissimi casi da analizzare, perciò gli scienziati non hanno ancora capito se la variante può provocare un tipo di Covid-19 diversa da quella che conosciamo, né sia effettivamente più contagiosa. Tra i casi confermati, ci sono alcuni asintomatici, esattamente come accadeva con le varianti precedenti. Non si sa neanche se può "bucare" i vaccini che usiamo attualmente. 

Il National Institute for Communicable Diseases (NICD) sudafricano, l'istituto pubblico di riferimento sulle malattie infettive, ha scritto che "una parziale elusione della risposta immunitaria è probabile, ma è altrettanto probabile che i vaccini offriranno ancora alti livelli di protezione contro il ricovero e la morte". 
 

Primi casi in Europa - Omicron è stata segnalata per la prima volta all'Oms dal Sudafrica il 24 novembre. Circolava nei giorni precedenti anche in Botswana e a Hong Kong. Portato nel Paese asiatico da un viaggiatore che proveniva dal Sudafrica, tra il 12 e il 20 novembre un gruppo di ricercatori ha analizzato 77 campioni da persone risultate positive nella provincia sudafricana del Gauteng, che comprende Johannesburg e Pretoria. Tutti presentavano la variante B.1.1.529. Nei giorni successivi sono stati segnalati un caso in Israele (e altri due sospetti) e uno in Belgio, una donna che ha sviluppato i sintomi 11 giorni dopo aver viaggiato in Egitto attraverso la Turchia. 

Gilestro a Tgcom24: "Variante cresce in modo molto veloce" "Il Sudafrica ha riportato anche che cresce in modo molto veloce: copre l'80% del virus che circola ora in quel Paese. Consideriamo che era a zero tre settimane fa", ha spiegato a Tgcom24 il professore Giorgio Gilestro, neurobiologo dell'Imperial College di Londra.

La diffusione in Sudafrica - "Il grafico (che vedete qui sopra, ndr) fa un confronto tra i tempi di diffusione delle diverse varianti nel Paese africano. - ha sottolineato Gilestro - E' difficile fare questi confronti perché Delta e Beta si sono diffuse in situazioni di lockdown più o meno accentuato. In quelle condizioni qualsiasi variante cresce meno rapidamente. Oggi la vita è molto più rilassata. Al di là di questo, sappiamo che Delta in Sudafrica faticava a prendere piede anche perché il Paese ha avuto talmente tante ondate pensanti, e su una popolazione giovane, che ha acquisito una sorta di immunità che ha rallentato molto Delta. La nuova variante non ha avuto questa difficoltà. Cos'ha in più di Delta? Forse, può contagiare chi ha gli anticorpi contro il virus".

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