Sembra sia scoppiata la pace tra la vedova di Luciano Pavarotti, Nicoletta Mantovani, e le tre figlie del tenore, Lorenza, Cristina e Giuliana, nate dal matrimonio con Adua Veroni. I beni dell'eredità Pavarotti "sono stati divisi equamente e compatibilmente coi parametri legali", e la villa del Colle San Bartolo a Pesaro "va alle tre figlie del primo matrimonio del maestro". La notizia è apparsa sul Quotidiano nazionale-Il Resto del Carlino.
A rivelarlo, in un'intervista al quotidiano, è l'avvocato e deputato Anna Maria Bernini, che insieme al padre Giorgio Bernini ha assistito legalmente il tenore, morto il 6 settembre 2007, e in seguito la vedova Nicoletta. Sui tre testamenti del cantante, compreso quello che assegnava i beni statunitensi di Pavarotti a Nicoletta, purchè fossero conferiti in un trust, si era scatenata una battaglia finita sulle prime pagine dei giornali di mezzo mondo.
"Nicoletta Mantovani e Lorenza, Cristina e Giuliana oggi sono legate da una vera amicizia. E l'ultima figlia del maestro, Alice, la sentono vicina come la loro quarta sorella. Ci terrei a rimarcare - continua la Bernini - che l'accordo non spegne rivalse o cause civili o penali. Queste non ci sono mai state fra le tre figlie e Nicoletta; la quale non ha reagito agli attacchi, se non a quelli che stavano gettando una luce non veritiera sul rapporto coniugale con Luciano Pavarotti".
Anche questi episodi, sottolinea, "hanno avuto una loro definizione per volontà di Nicoletta", che proprio per chiarire le cose partecipò alla trasmissione di Fabio Fazio 'Che tempo che fa'. Poi la signora Mantovani "non ha più voluto rispondere. Ci ha solo chiesto di fare il possibile per una divisione equa del patrimonio, e quando questo è avvenuto è stata una grande felicità".
Resta aperta però l'inchiesta della procura di Pesaro, a carico di ignoti, su una presunta circonvenzione di incapace ai danni di Pavarotti, stanco e malato. Indagine nata dalle dichiarazioni del notaio Luciano Buonanno, che firmò il testamento 'americano' del maestro. "Non sappiamo l'esito di questo accertamento, o in quale fase si trovi", fa sapere l'avv. Bernini, ma "non abbiamo nulla da temere", e l'auspicio è che l'inchiesta venga presto archiviata.
Si chiude così un lungo capitolo di polemiche aperte alla scomparsa del tenore. Una lotta per l'eredità estenuante che ha sfiancato le parti, a queste si erano aggiunte le voci di dissidi tra Big Luciano e Nicoletta Mantovani diffuse dalle amiche dell'artista scomparso. Nicoletta prima le ha querelate e poi ha ritirato le denunce.
E' IN CORSO L'INCHIESTA DI PESARO SUL TESTAMENTO USA
Il procuratore di Pesaro Massimo di Patria sta ancora lavorando all'inchiesta sul testamento 'americano' di Luciano Pavarotti, che al momento procede a carico di ignoti. "Sto aspettando gli esiti di alcuni accertamenti che ho disposto - ha detto il pm - che spero di poter valutare durante l'estate, penso ad agosto". Stando a quanto si è appreso, riporta l'Ansa, attraverso la Guardia di finanza il pm ha acquisito tutta la documentazione testamentaria di Pavarotti, e l'inventario dei beni del cantante, redatto dal notaio Giorgio Cariani di Vignola (Modena).
Gli accertamenti tenderebbero a ricostruire anche se, ed eventualmente in che misura, la quota del 50% dell'eredità della vedova (fra quota disponibile e legittima) sia stata superata, tanto da far ipotizzare un risarcimento per gli altri eredi presuntamente danneggiati. Calcoli che da oggi dovranno tener conto dell'accordo intercorso fra Nicoletta Mantovani e le tre figlie di primo letto del tenore, in base al quale la villa di Pesaro va a Lorenza, Cristina e Giuliana Pavarotti.
Il fascicolo di indagine è stato aperto a ottobre, e iscritto nel registro ex art. 45 dei fatti non costituenti reati allo stato, ma suscettibili di eventuali sviluppi. A dare il via all'inchiesta, un articolo del 3 ottobre pubblicato dal notaio Luciano Buonanno sul settimanale 'Diva e Donna'. Il professionista, che il 29 luglio 2007, nella villa di Pesaro, aveva raccolto il testamento sui beni Usa del tenore, sollevava dubbi sulla lucidità di Pavarotti all'atto della firma. E sosteneva che a predisporre l'atto erano stati gli avvocati del cantante. Dichiarazioni poi ritrattate, come il notaio aveva peraltro già fatto in altre occasioni.
Attraverso acquisizioni documentali, perizie e testimonianze raccolte in loco, Di Patria sta cercando di chiarire se Luciano Pavarotti fosse lucido e autodeterminato quando sottoscrisse l'atto istitutivo del trust, o se sia stato vittima di una circonvenzione di incapace.