Al processo per la morte di Carlotta Benusiglio, stilista 37enne trovata impiccata con una sciarpa a un albero a Milano il 31 maggio 2016, il pm ha chiesto una condanna a 30 anni per il fidanzato Marco Venturi, 45 anni, accusato di omicidio volontario. L'uomo, per il quale per 3 volte è stata bocciata la richiesta d'arresto (secondo una perizia si trattò di suicidio), è imputato in abbreviato anche per stalking e lesioni ai danni della compagna.
La richiesta di condanna è stata formulata dal pm Francesca Crupi nel processo con rito abbreviato.
La ricostruzione degli inquirenti Una perizia disposta in fase di indagini stabilì che la stilista morì per un "suicidio". Una conclusione opposta rispetto alla ricostruzione della procura di Milano: secondo il pm Gianfranco Gallo, titolare per 4 anni del fascicolo di indagine "ereditato" dalla collega Crupi dopo il suo trasferimento alla procura di Roma, fu infatti Venturi a uccidere la fidanzata al culmine di un litigio, inscenando poi un finto suicidio per impiccagione. Secondo gli inquirenti, Benusiglio venne strangolata quella notte dall'ex fidanzato, dopo l'ennesimo litigio, o con un braccio o "con la stessa sciarpa che indossava" e poi l'uomo avrebbe simulato il suicidio lasciando "il corpo, ormai cadavere, sospeso all'albero". Il pm ha chiesto 30 anni per omicidio, lesioni e stalking senza attenuanti.
Le immagini delle telecamere di sorveglianza Agli atti una consulenza sulle immagini di due telecamere di sorveglianza, prodotta dai legali della famiglia Benusiglio. L'orario della morte, poco prima delle 4 del mattino, è stato fissato nella consulenza grazie ad un frame di una telecamera in cui si vede la luce di un lampione oscurata dal corpo della giovane appeso all'albero. Le contestazioni a carico di Venturi, difeso dai legali Andrea Belotti e Veronica Rasoli, sono state portate avanti in un'indagine in cui è passato da persona informata sui fatti, con il fascicolo in via di archiviazione, a indagato per istigazione al suicidio, fino all'accusa di aver assassinato la fidanzata.
Sul caso pesano i tre provvedimenti con cui è stata respinta la richiesta d'arresto e la perizia disposta dal gip che stabilì che si trattò di suicidio. Per la Cassazione il "quadro" indiziario "non conduce univocamente ad un giudizio di alta probabilità di colpevolezza", perché non è stata provata "oltre ogni dubbio" la sua responsabilità. Lo stesso gup Mascarino ha respinto una nuova richiesta di perizia della Procura.
Aggiornamento dell'11 ottobre 2023: l'ex compagno assolto in Appello