Taiwan ha aperto di fatto un'ambasciata in Lituania in una svolta diplomatica per l'isola, ignorando la forte opposizione di Pechino alla mossa che ha nuovamente espresso la sua rabbia e ha avvertito delle conseguenze. La Cina ha condannato l'apertura come un "atto estremamente eclatante": "Chiediamo che la parte lituana corregga immediatamente la sua decisione sbagliata" ha affermato il ministero degli Esteri cinese Wang Yi in una nota.
Anche il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, si è espresso contro la decisione del Paese baltico e ribadisce che "la Lituania pagherà per i suoi errori, facendosi carico di tutte le conseguenze".
Un passo indietro - In base alle relazioni tra Cina e Lituania sull'allacciamento delle contatti diplomatici nel 1991, lo Stato europeo riconosceva chiaramente il governo della Repubblica popolare cinese come l'unico esecutivo legale della Cina. Allo stesso tempo prometteva di non stabilire relazioni o condurre scambi ufficiali con Taiwan. Ma proprio il 20 luglio scorso il ministro degli Esteri di Taiwan annunciava su Twitter l'inversione di rotta: "Taiwan e la Lituania sono alleati affini, legati da un’incrollabile fede nel potere della libertà e della democrazia". Da lì la decisione del governo lituano di aprire l'ufficio di rappresentanza nel proprio Paese. Per Pechino quella di luglio ha rappresentato "una linea rossa" che non doveva essere superata.
La mossa della Cina - Il 10 agosto il governo cinese ha richiamato il suo ambasciatore, Shen Zhifei, e ha invitato il Paese baltico a fare lo stesso con la sua diplomatica, Diana Mickeviciene. Non solo: la Cina ha sospeso i treni e le esportazioni di alcune merci, attuando diverse altre forme di ritorsione economica e commerciale. Il Dragone inoltre ha intensificato gli sforzi per convincere altri Stati a limitare le loro interazioni con Taiwan o a interromperle. Attualmente solo 15 Paesi hanno relazioni diplomatiche formali con Taiwan.