La didattica a distanza è qualcosa di sempre più "estraneo" alla vita degli studenti italiani. Dopo i primi due mesi dell'anno scolastico 2021/2022 quasi tutti i bambini e i ragazzi hanno potuto frequentare la scuola in presenza, senza interruzioni. Ma la discussione su questo strumento, che negli ultimi due anni ha creato non pochi problemi ad alunni e famiglie, è ancora "materia calda". Ogni momento è buono per sottolineare quel (poco) che ha funzionato e quel (tanto) che non è andato. Due studenti su tre avrebbero seguito le lezioni su smartphone. Come dimostrano gli ultimi dati diffusi da AlmaDiploma, in occasione della Giornata Internazionale degli Studenti (17 novembre), che anticipa il profilo dei diplomati 2021 facendo vedere come ha vissuto il periodo che ci stiamo lasciando alle spalle chi ha dovuto affrontare la sfida più importante: la Maturità. A sintetizzarli il portale Skuola.net.
La lezione si fa al telefono
Ebbene, la marcia di avvicinamento, per la maggior parte di loro è avvenuta in condizioni davvero poco indicate, specie dal punto di vista "tecnologico". Secondo quanto raccontato dai 31.019 studenti intervistati da AlmaDiploma, circa 2 su 3 – più precisamente il 63,9% del totale - hanno seguito le lezioni in Dad utilizzando quasi esclusivamente lo strumento con cui le nuove generazioni si trovano di più a proprio agio ma che mal si presta a un uso "didattico": lo smartphone; basti considerare le dimensioni ridotte degli schermi per comprendere i limiti. Facile immaginare, dunque, che per loro le lezioni a distanza si siano tradotte in un ascolto passivo, lasciando poco spazio all'interattività.
Apprendimento più lento e poco efficace
Per questo, la valutazione che i diplomati dell'era Covid-19 danno della Dad è largamente insufficiente: per oltre 3 su 4 (il 76,3%), durante quei mesi l’apprendimento di nuove nozioni è tutt'altro che migliorato. A ribadire questa visione anche un altro dato: per il 68,9% dei diplomati gli argomenti trattati a casa hanno richiesto maggior tempo per essere assimilati, proprio a causa della minor efficacia del metodo e della scarsa attenzione generata dalla distanza.
Ritorno sui banchi con "straordinari"
Una situazione ulteriormente aggravata dal fatto che, per compensare i tempi più lenti di apprendimento e le lacune accumulate, con la riapertura delle scuole e l'avvento della Didattica Digitale Integrata (DDI) – ovvero la versione 2020/2021 della Dad, adottata nei lunghi periodi con le classi chiuse – i ragazzi hanno riscontrato un netto aumento del carico di studio assegnato: così per l’84,2% dei diplomati, che oltre a dover imparare cose nuove hanno dovuto recuperare il terreno perduto nei mesi precedenti.
Scuola responsabile fino a un certo punto
Nonostante ciò, però, gli studenti non se la sentono di imputare alla scuola le responsabilità di quanto avvenuto, collegandole piuttosto a condizioni “strutturali”, cosicché alla fine professori e dirigenti scolastici ne escono abbastanza bene, promossi dal 66,5% degli studenti, secondo cui hanno saputo organizzare bene la DDI.
Sul futuro aleggia il pessimismo
Lo stesso non si può dire per le sensazioni che, sulla scia di quanto avvenuto, si sono fatte strada nella mente degli studenti raggiunti da AlmaDiploma: circa uno su 4 – che nel caso dei liceali diventano quasi uno su 3 – ha vissuto una Dad, prima, e una DDI, poi, dominate dall'apatia. Mentre, guardando al futuro, molti di più (63%) si mostrano sfiduciati sulle opportunità occupazionali post pandemia, soprattutto a causa del peggioramento della crisi economica (palpabile per il 77,9% dei diplomati).