Il generale Khalifa Haftar ha presentato a Bengasi la propria candidatura per le elezioni presidenziali del 24 dicembre. La mossa era attesa sin da settembre, quando l'uomo forte della Cirenaica si era autosospeso dalle proprie cariche militari. "Dobbiamo iniziare insieme il cammino della riconciliazione, della pace, della costruzione e della stabilità" ha affermato.
La candidatura - Haftar è sostenuto da attori regionali chiave coinvolti nel dossier libico come Egitto ed Emirati Arabi Uniti, ma è anche accusato dai suoi oppositori di voler instaurare una nuova dittatura militare. Il generale sembrerebbe alla ricerca del potere attraverso le urne dopo il clamoroso fallimento della sua avventura militare alle porte di Tripoli, sede del Governo riconosciuto dall'Onu e dalla comunità internazionale, nel 2019. E così, nel suo discorso di oggi, il generale ha spiegato che le elezioni di dicembre sono "l'unico modo per far uscire la Libia dal caos". Caduto il regime di Muammar Gheddafi nel 2011, la Libia e' precipitata in un lungo periodo di sanguinose violenze e lotte tra potenze rivali nell'Est e nell'Ovest del paese.
I rivali - Lo scorso fine settimana, il figlio dell'ex rai's, Saif al-Islam Gheddafi, ha formalizzato la sua candidatura alla presidenza del Paese. Resta però da vedere se, con quale consenso e di chi, il secondogenito del colonnello arriverà davvero alle elezioni. Saif è infatti ricercato dalla Corte Penale Internazionale. E' stato detenuto nel carcere di Zintan fino a luglio 2016 e una corte libica lo ha condannato alla pena capitale con l'accusa di genocidio. In seguito ha ottenuto un'amnistia.
Dall'altra parte c'è il premier del governo di unita' nazionale libico, Abdul Hamid Dbeibah, il quale ha dichiarato che cederà la guida del paese solo se il processo elettorale al via il prossimo 24 dicembre sarà trasparente e con il consenso di tutte le parti, sottolineando la necessità di "emendare la legge elettorale, in modo da garantire inclusività e trasparenza". Dbeibah da tempo ha agito come se puntasse a una candidatura, ma il problema è che per lui il divieto di candidatura è molto esplicito, essendo stato fissato per tutti i membri del governo. "Se le elezioni saranno trasparenti e basate sul consenso di tutte le parti, consegnerò il potere al nuovo governo scelto dal popolo libico", ha commentato durante la conferenza stampa organizzata al termine del vertice di Parigi sulla Libia.
Gli scontri interni - Per il momento le candidature di Gheddafi e di Haftar hanno già prodotto molte reazioni negative. Gruppi di "rivoluzionari" di Misurata, di Zawiya, di Tripoli, hanno protestato chiaramente contro entrambe le proposte: non vogliono che un erede del regime che è stato abbattuto nel 2011 abbia la possibilità di tornare al potere. E non vogliono che il comandante che per mesi ha bombardato Tripoli possa partecipare a una fase decisiva del confronto politico.