Da Kiev a Milano per una nuova vita: la storia della bimba nata da maternità surrogata e rifiutata dai genitori italiani | Affidata a una famiglia piemontese
"E' una vicenda shock" per la pediatra e volontaria Cri Carolina Casini, che si è occupata del rientro in Italia della piccola di 15 mesi. La procura di Novara ha aperto un fascicolo
"Aveva l'indice e il medio di una manina incrociati, come per augurare a se stessa buona fortuna". Ha viaggiato così da Kiev a Milano Malpensa la bimba di 15 mesi nata da maternità surrogata ma rifiutata dalla sua famiglia italiana che l'ha riconosciuta e poi abbandonata, affidandola a una tata in Ucraina. A riportarla in Italia la pediatra dell'ospedale Sant'Andrea di Roma e volontaria della Croce Rossa italiana (Cri) Carolina Casini e l'ispettore Antonio Ricci del Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia (Scip). Una coppia si è detta pronta ad adottare la bambina. Si tratta di una consigliera generale dell'Associazione Luca Coscioni, Maria Sole Giardini, e del marito Sergio. Intanto, la piccola è stata affidata a una famiglia piemontese. Un fascicolo senza ipotesi di reato né indagati è stato aperto in procura di Novara.
"E' una vicenda shock, non sappiamo i motivi per cui la coppia l'ha abbandonata dopo averla riconosciuta, ma è davvero una storia agghiacciante e assurda. Ho tanta rabbia: un figlio non è un oggetto", commenta Casini al settimanale Famiglia Cristiana.
La storia - Una salopette di jeans, una valigia con i suoi giocattoli preferiti e una busta con tante foto: quelle dei suoi primi 15 mesi di vita raccolte dalla tata che veniva pagata per prendersene cura e lo ha fatto dalla nascita alla consegna alle autorità italiane. Con questo bagaglio ha viaggiato la bimba nata in Ucraina con tecniche di maternità surrogata e abbandonata dai genitori italiani, ora rimpatriata a Milano per essere affidata a una famiglia.
La vicenda - I genitori italiani erano andati in Ucraina nell'agosto del 2020 - in una delle parentesi concesse dal Covid per gli spostamenti aerei - per coronare il loro desiderio di avere un figlio attraverso una madre surrogata. Dopo il riconoscimento della bambina, la coppia è rientrata in Italia affidando la neonata a una baby-sitter del posto. Al compimento del primo anno di vita della bimba, non avendo più notizie dai genitori e non avendo più ricevuto il compenso pattuito anche per il sostentamento della piccola, la baby-sitter si è rivolta al consolato italiano per denunciare l'accaduto.
La storia è rimbalzata alla Procura della Repubblica e alla Procura della Repubblica dei Minori, che hanno accertato l'intenzione dei genitori di non voler riprendere la bambina. E' stato così incaricato lo Scip per il rimpatrio della piccola, in stretto contatto con il Consolato italiano a Kiev, chiamato a rilasciare i documenti necessari per il viaggio. Gli operatori di polizia hanno chiesto la collaborazione della Croce Rossa Italiana, che ha inserito nel team operativo la pediatra.
"Aveva un profumo buonissimo - racconta Carolina Casini. - Ha dormito in braccio a me per due ore e mezza, per tutta la durata del viaggio. E' bellissima. Avevo paura di trovare una piccola mal tenuta, non ben nutrita e deprivata affettivamente, ma non è stato così: la bambina è allegra e interagisce positivamente con gli adulti". La tata, una donna di mezza età che l'ha accudita dalla nascita, "era disperata. Piangeva insieme al suo figlio naturale di 17 anni. Ci ha consegnato le foto della bimba e ha chiesto di darle ai futuri genitori, così quando crescerà le potrà vedere".
La donna ucraina, dunque, "per motivi economici, non avendo più sovvenzioni, aveva problemi a occuparsi ancora della bimba, ma soprattutto non sapeva più giustificare la presenza della piccola nella sua vita: era preoccupata delle ripercussioni legali e ha quindi deciso di rivolgersi alle autorità". "La piccola si è lasciata coccolare, si è fidata di noi e la sua tata, seppure 'mercenaria', è stata una fortuna nella sua vita sfortunata. Adesso sarà accudita come tutti i bambini del mondo dovrebbero esserlo, da due genitori e non perché qualcuno viene pagato. Chi abbandona il frutto della procreazione assistita viene perseguito dalla legge alla stregua di chi lo fa con i figli naturali", conclude Casini.
Una coppia si fa avanti - "Io e mio marito Sergio siamo disponibili ad accogliere la bambina nata in Ucraina", ha annunciato su Facebook Giardini, che, come riporta Il Giorno, pur essendo fertile, non può portare avanti una gravidanza perché non ha l'utero. E' infatti affetta dalla sindrome di Rokitansky. Nel 2016, aveva lanciato un appello tramite l'associazione per cercare una donna che portasse avanti una gravidanza al posto suo. "Pochi sanno che contemporaneamente abbiamo iniziato l'iter per l'adozione nazionale. Lungaggini burocratiche e assenza di bambini in stato di abbandono ci obbligano a un'attesa senza certezze", ha aggiunto.
Affidata a una famiglia piemontese - La famiglia presso cui si trova la bimba è da considerare "affidataria". La pratica per l'adozione, intanto, seguirà il suo corso. Del caso si stanno occupando la procura presso il tribunale per i minorenni di Torino e la procura ordinaria di Novara. Alla piccola, secondo quanto si apprende, è stata anche trovata una tata di lingua ucraina in modo che potesse ascoltare parole nell'unico idioma che finora ha conosciuto.