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Samantha D'Incà, il padre assume l'incarico di amministratore della figlia, in stato vegetativo da undici mesi

La famiglia intende chiedere che siano staccate le macchine che tengono in vita la donna. L'ultima parola spetterà ai medici

Il padre di Samantha D'Incà, la 30enne in stato vegetativo da un anno, potrà ora decidere se far proseguire o meno i trattamenti medici che tengono in vita la figlia. Giorgio D'Incà ha, infatti, firmato l'accettazione dell'incarico di amministratore di sostegno. Il provvedimento gli permette di opporsi al proseguimento dei trattamenti vitali, nel momento in cui l'equipe medica stabilisse che non sono più nell'interesse della paziente.

La richiesta dei genitori: finisca di soffrire - I genitori di Samantha, che viveva a Feltre (Belluno) con loro, hanno detto di voler chiedere che siano staccate le macchine che tengono in vita la donna, in stato vegetativo irreversibile, spiegando che in questo modo vogliono porre fine alle sofferenze della figlia. 

Ai medici la parola finale - La famiglia aveva già ottenuto l'autorizzazione a porre fine ai trattamenti dal giudice tutelare e dal comitato etico dell'Ulss di Belluno. In ogni caso la decisione sul fine vita per Samantha dovrà essere assunta dai medici.  

Il caso Samantha D'Incà e l'eutanasia in Europa

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L'incidente e il coma - Samantha si era rotta il femore in un incidente, in un primo momento apparso banale, il 12 novembre 2020. L'operazione a cui si era sottoposta sembrava riuscita, ma un improvviso gonfiore alle gambe aveva fatto precipitare la situazione. In pochi giorni la donna era peggiorata e finita in coma. Da allora Samantha vive in stato vegetativo. 

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