Migranti, Polonia: la crisi al confine minaccia l'Ue | La Bielorussia convoca addetto militare ambasciata polacca
Il premier polacco Morawieck attacca Lukashenko. Minsk, accusata di strumentalizzare il flusso di esseri umani e favorire il loro arrivo tramite facili visti turistici concessi in Medio Oriente, replica: "Non ci sono prove". E attacca: "Non ci pieghermo a Bruxelles"
Per il premier polacco, Mateusz Morawiecki, la crisi dei migranti al confine bielorusso è una minaccia per tutta l'Unione europea. "Sigillare il confine polacco è nel nostro interesse nazionale - ha scritto infatti il capo del governo su Twitter -. Ma oggi sono in gioco anche la stabilità e la sicurezza dell'intera Ue". E, se l'Ue dice che Lukashenko sta strumentalizzando la questione migranti, il presidente bielorusso replica: "Non ci piegheremo".
Minsk, convocato l'addetto militare dell'ambasciata polacca - L'addetto militare all'ambasciata della Polonia a Minsk è stato convocato al ministero della Difesa bielorusso: lo riferisce lo stesso dicastero di Minsk dichiarando che al rappresentante polacco "è stato comunicato che le accuse della parte polacca su un coinvolgimento di militari bielorussi" nella situazione al confine "sono infondate e ingiustificate".
La Bielorussia dietro il flusso di migranti? - "Questo attacco ibrido del regime di Lukashenko è rivolto a tutti noi. Non ci faremo intimidire e difenderemo la pace in Europa con i nostri partner della Nato e dell'Ue", ha aggiunto Morawiecki. Il pensiero della Polonia, condiviso non solo dall'Ue ma anche da Stati Uniti e Nato, è infatti chiaro: c'è il regime bielorusso di Lukashenko dietro la crisi migratoria che nella giornata di lunedì ha visto, presso il villaggio di Kuznica Bialostocka, al confine tra Polonia e Bielorussia, le autorità polacche respingere almeno 500 migranti. Migranti che erano stati scortati lungo le reti di confine dall'esercito di Minsk. E il presidente Lukashenko replica alle accuse dell'Ue: "Non ci piegheremo davanti a Bruxelles".
Telefonata Putin-Lukashenko - E se la Polonia ha dalla sua parte Europa, Nato e Stati Uniti, la Bielorussia dialoga con Mosca: il servizio stampa del Cremlino ha infatti riferito che è avvenuta una telefonata tra Aleksandr Lukashenko e il presidente russo Vladimir Putin per discutere della situazione.
La visita del premier - Dal canto suo Morawiecki, accompagnato dal ministro della Difesa Mariusz Blaszczak, si è fisicamente recato in visita alla zona di confine dove sono ammassati migliaia di migranti, per incontrare le guardie di frontiera e altri funzionari della sicurezza. Morawiecki li ha elogiati, anche a nome dell'Ue, per la "difesa efficace del nostro confine" che fa parte della frontiera orientale dell'Unione europea. "Non sappiamo cos'altro si inventerà il regime di Lukashenko, questa è la realtà", ha detto Morawiecki.
Visti turistici e promesse di entrare in Europa - Secondo Europa e Usa, infatti, Lukashenko sfrutterebbe la disperazione dei migranti, provenienti soprattutto da Iraq e Siria, per far vacillare l'Europa, per creare instabilità e accusare poi la Polonia di voler costruire muri e respingere persone in fuga dalla guerra. Alcuni media internazionali (tra cui Guardian e Bbc) hanno riportato notizie secondo cui in diverse ambasciate bielorusse in Medio Oriente vengono distribuiti visti turistici per Minsk o addirittura offerti pacchetti di viaggio da agenzie turistiche al salatissimo prezzo di 10-15 mila euro. Con la promessa, naturalmente, di entrare in Europa.
Minsk respinge le accuse e mette in guardia - Tutte accuse che la Bielorussia smentisce con fermezza. "Il ministero della Difesa bielorusso ritiene infondate e non comprovate le accuse da parte polacca", si legge in un comunicato della Difesa di Minsk che accusa la Polonia di aumentare la tensione "deliberatamente". La Polonia, dal canto suo, insiste e chiede sanzioni. E dal governo polacco non arrivano solo smentite ma veri e propri avvertimenti: "Vogliamo anticipatamente mettere in guardia la parte polacca contro l'utilizzo di qualsiasi provocazione per giustificare eventuali azioni bellicose illegali" contro i migranti", fa sapere il ministero degli Esteri bielorusso.
La Polonia chiede sanzioni - Il ministero degli Esteri polacco, infatti, ha chiesto l'immediata adozione di sanzioni contro tutti gli individui e le entità che hanno avuto un ruolo nella crisi dei migranti al confine con la Bielorussia. "Le sanzioni devono essere immediatamente imposte a tutti gli individui e le entità coinvolti in questo orribile attacco ibrido", si legge sull'account Twitter del ministero polacco.
La posizione dell'Ue - "La nostra priorità più urgente" è chiudere i rubinetti degli arrivi di migranti "all'aeroporto di Minsk". E' quanto scrive la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, su Twitter. "Mentre intensifichiamo i contatti con i Paesi partner, continuerò a dare priorità alla protezione dell'integrità delle nostre frontiere esterne", aggiunge Johansson. Secondo la versione europea, il regime di Lukashenko organizza voli di richiedenti asilo per attacchi ibridi alle frontiere dell'Unione europea, in Polonia, Lituania e Lettonia, come ritorsione contro le sanzioni dell'Unione europea.
La Nato solidale con la Polonia - A conferma dell'unità di intenti e di opinioni tra Polinia, Europa e Nato, arriva anche il tweet di Jens Stoltenberg. "L'uso dei migranti da parte della Bielorussia come tattica ibrida è inaccettabile. La Nato è solidale con la Polonia e tutti gli alleati nella regione", ha scritto il segretario generale della Nato, definendo "grave" la situazione creatasi al confine.