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Proteste contro Cop26, fino a 100mila persone in piazza a Glasgow

Attimi di lieve tensione con la polizia, che ha fermato alcuni ricercatori di Scentist Rebellion che si erano incatenati sul George V Bridge

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Circa 100mila persone, secondo i media britannici, sono scese in piazza a Glasgow per partecipare alla marcia di protesta guidata dal gruppo di Greta Thunberg e da altre sigle ecologiste e politiche contro la Cop26. Attimi di lieve tensione con la polizia, che ha fermato alcuni ricercatori di Scentist Rebellion che si erano incatenati sul George V Bridge.

Greta Thunberg ha sfilato, ma senza parlare. Quello che aveva da dire ("La Cop26 è un fallimento, solo bla bla bla"), lo aveva detto venerdì allo Sciopero del clima, sempre a Glasgow.

Per Fridays for Future è stato il momento della grande mobilitazione, la giornata in cui far vedere quanta gente riesce a muovere, quanto consenso popolare ha. In contemporanea con Glasgow, in tutto il mondo si sono tenute manifestazioni, che hanno raccolto in tutto milioni di persone. Il corteo è partito nella tarda mattinata da Kelvingrove Park. Piovigginava e soffiava un vento gelido, ma il clima era ugualmente festoso. Forte la presenza dei sindacati locali, delle rappresentanze dei paesi meno sviluppati, delle comunita' indigene, dei gruppi di estrema sinistra. La scelta recente di Fridays for Future è di dare voce ai Paesi poveri. E questo ha dato una forte colorazione terzomondista e anti-capitalista al movimento. Nel corteo la prevalenza è di giovani. 

Il corteo arriva alla destinazione di Green Park senza incidenti. Solo un po' di tensione quando la polizia allontana un gruppo del Partito comunista che in passato aveva creato problemi. Sul palco di Green Park salgono attivisti dei paesi meno sviluppati e delle comunità indigene. Una attivista indigena dell'Amazzonia dice "stanno distruggendo la foresta e uccidendo le persone. Noi indigeni siamo i portavoce della Madre Terra. E' il momento di riprenderci il mondo e ricostruire la solidarietà. E' il momento di riforestare le nostre menti e i nostri cuori". E conclude con lo slogan sentito tante volte in questi giorni a Glasgow: "Fuori Bolsonaro genocida".

Conclude Vanessa Nakate, la giovane attivista ugandese seconda solo a Greta per popolarità. "Le parole dei leader non sono accompagnate dai fatti, basta con questi vertici senza significato, servono azioni concrete, e servono adesso". E aggiunge: "Insieme siamo forti, e possiamo far si' che il cambiamento avvenga. Un altro mondo è possibile".

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