messa in mora

Concessioni balneari, nuova bacchettata dall'Ue: "Rispettare le regole" | E la procedura di infrazione all'Italia si avvicina

Il governo dovrà rispondere alla "messa in mora" da parte di Bruxelles e spiegare perché non sono state "liberalizzate" le spiagge italiane

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E' un braccio di ferro che va avanti da 15 anni quello tra lo Stato italiano e l'Unione Europea. Bruxelles chiede che venga rispettato il diritto Ue sulle concessioni balneari con l'applicazione della direttiva Bolkestein. Dall'altra il governo italiano ha, con il decreto concorrenza, di fatto prorogato le licenze degli stabilimenti balneari e non ha liberalizzato il mercato. L'Ue ha messo in mora l'Italia chiedendo informazioni e se la risposta non sarà soddisfacente la procedura di infrazione con relativa multa sarà quasi certa.

"Siamo al corrente degli ultimi sviluppi in Italia" sulle concessioni balneari. "E' una prerogativa italiana decidere come procedere sulla riforma. Per la Commissione è importante il contenuto non la forma che prenderà questa riforma". Questo ha detto una portavoce della Commissione europea. E' comunque "importante - ha aggiunto il portavoce - che le autorità italiane mettano rapidamente in conformità la loro legislazione,  e le loro pratiche relative alle attribuzioni delle concessioni balneari, con il diritto europeo e la giurisprudenza della Corte di Giustizia". 

Attesa per la risposta del governo italiano - "In merito allo stato di avanzamento della procedura di infrazione (per la mancata applicazione della direttiva Bolkestein, ndr), l'Italia ha risposto alla lettera di costituzione in mora", inviata da Bruxelles il 3 dicembre 2020. "La Commissione ha analizzato le argomentazioni fornite dalle autorità italiane ed è in contatto con l'Italia", ha detto a LaPresse la portavoce della Commissione Ue, Sonya Gospodinova. 

I passi verso la procedura di infrazione - La procedura d'infrazione Ue si compone di diversi passi. Come prima mossa la Commissione invia una lettera di costituzione in mora con cui richiede ulteriori informazioni al paese in questione, che dovra' inviare una risposta dettagliata entro un termine preciso. Se la Commissione giunge alla conclusione che il Paese è venuto meno ai propri obblighi a norma del diritto dell'Ue, può inviare un parere motivato, vale a dire una richiesta formale di conformarsi al diritto dell'Unione in cui spiega perché ritiene che il paese violi il diritto dell'Ue. La Commissione chiede inoltre al Paese interessato di comunicarle le misure adottate entro un termine preciso, in genere due mesi. Se il Paese continua a non conformarsi alla legislazione, la  commissione puo' decidere di deferirlo alla Corte di giustizia. La maggior parte dei casi viene risolta prima di essere sottoposta alla Corte.

Un braccio di ferro da 15 anni - E' dal 2009 che il sistema delle concessioni balneari italiano è nel mirino di Bruxelles. Nel 2016, al termine di una prima procedura d'infrazione, sul caso si era pronunciata la Corte di Giustizia Ue con una sentenza di condanna nei confronti dell'Italia per il mancato rispetto delle norme europee sul mercato unico e la concorrenza. Il 3 dicembre 2020, la Commissione europea era tornata alla carica con l'avvio di una nuova procedura  d'infrazione - che questa volta potrebbe concludersi con l'imposizione di una sanzione pecuniaria - sottolineando che l'Italia non solo non aveva ancora attuato la sentenza della Corte del 2016, ma che "da allora ha prorogato ulteriormente le autorizzazioni vigenti fino alla fine del 2033 e ha vietato alle autorità locali di avviare o proseguire procedimenti pubblici di selezione per l'assegnazione di concessioni, che altrimenti sarebbero scadute".