Nel 2030 le emissioni di CO2 nell'atmosfera prodotte dall'1% più ricco della popolazione mondiale saranno 30 volte superiori ai livelli sostenibili per limitare l'aumento delle temperature globali entro 1,5 gradi centigradi. E' l'allarme lanciato dall'Oxfam in occasione della Cop26 sul clima di Glasgow, secondo cui per scongiurare il riscaldamento globale oltre la soglia limite ciascun abitante del pianeta dovrebbe inquinare la metà rispetto a oggi.
Lo studio è stato condotto in collaborazione con l'Institute for European Environmental Policy e lo Stockholm Environment Institute.
Previsioni funeste - Nel dettaglio l'analisi, prendendo in esame l'insieme della popolazione globale come se fosse parte di un unico Paese, stima che entro il 2030 i livelli di emissioni prodotti dalla metà più povera del pianeta saranno ancora molto al di sotto dei limiti stabiliti. Il 10% più ricco del mondo li supererà invece di nove volte. Sarebbe quindi necessario che l'1% più ricco riduca le proprie emissioni del 97% rispetto a oggi.
Obiettivo: ridurre le emissioni - In sintesi, senza una radicale inversione di rotta tra meno di dieci anni, le emissioni prodotte dal 10% più ricco ci porteranno al punto di non ritorno indipendentemente da quello che farà il restante 90% dell'umanità.
La responsabilità dei più ricchi - "Un singolo volo spaziale, come quelli organizzati dalle agenzie private per i super ricchi, è responsabile di più emissioni di quante prodotte dal miliardo di persone più povere del pianeta in un anno", ha spiegato Nafkote Dabi, Climate Policy Lead di Oxfam.
Situazione destinata a peggiorare - Secondo il rapporto Oxfam, la geografia della disuguaglianza nella produzione di emissioni di CO2 in atmosfera è destinata a cambiare, perché alla quota prodotta dall'1 e dal 10% più ricchi contribuiranno sempre di più cittadini di Paesi a medio reddito. Entro il 2030 i cittadini cinesi saranno responsabili di quasi un quarto (il 23%) delle emissioni prodotte dal top 1%, i cittadini statunitensi di quasi un quinto (il 19%) e cittadini indiani per un decimo (l'11%).
"Per colmare il divario di inquinamento atmosferico entro il 2030, è necessario che i governi prendano misure nei confronti dei principali e più facoltosi inquinatori. Disuguaglianza e crisi climatica andrebbero affrontate insieme, dunque", ha aggiunto Tim Gore, autore del report.
"Se non cambiamo rotta, rimarranno incolmabili le disuguaglianze di reddito e di emissioni tra la popolazione mondiale, in barba al principio di equità che è al centro dell'accordo di Parigi", ha detto Emily Ghosh dello Stockholm Environment Institute. Fissando gli obiettivi di riduzione delle emissioni, i governi "devono porre al centro l'analisi della disuguaglianza di produzione di anidride carbonica".