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Cop26, cosa chiedono i giovani ai grandi del Pianeta? Parla l'attivista “green” italiana che sarà a Glasgow

Zero emissioni entro il 2030 e più consapevolezza sui cambiamenti climatici. Questi i punti su cui insiste Federica Gasbarro, ambientalista e neolaureata in biologia, che sarà tra i giovani delegati italiani a Glasgow per portare il punto di vista dei ragazzi

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Si è appena laureata, il 28 ottobre, Federica Gasbarro. Ma non è voluta mancare il 5 novembre a Glasgow per la Cop26, la Conferenza sui cambiamenti climatici che vede presenti i leader di tutto il mondo, per rappresentare il nostro Paese nella giornata con protagonisti i ragazzi.

L’attivista italiana per il clima, classe ‘95, intervistata da Skuola.net, dimostra infatti di avere idee chiare e grande determinazione, facendosi portavoce dei giovani che aspettano decisioni concrete dai governanti per il loro futuro. Perché questa è la generazione dei Fridays For Future, delle piazze gremite di manifesti “green”. Quella che, ormai, ha ben presente che la principale sfida per il nostro domani è, prima di salvaguardare gli interessi locali, quella di sopravvivere.

"Emissioni 0 entro il 2030, in tutto il mondo”: è ciò che chiede Federica ai grandi della Terra, e con lei tanti ragazzi le cui voci trovano espressione, per adesso, solo nei cortei del venerdì e nei profili social più schierati. Ma non è ancora tempo per il “Climate Despair”, quella sensazione di frustrazione, quasi di disperazione, che porta al gettare la spugna per senso di impotenza sulla questione climatica: qualcosa si può ancora fare.

Dalla Cop25 alla Cop26 poco è cambiato

Anche se la strada è lunga: Federica ne è certa. Dalla precedente Conferenza sul clima del 2019 a oggi non ci sono stati veri progressi: “Non ci sono stati passi in avanti, se non a livello di coscienza civile. Alcune aziende hanno iniziato a intravedere un'opportunità nella transizione ecologica e quindi hanno iniziato il loro viaggio. Però purtroppo le azioni a livello istituzionale e politico non sono all'altezza della gravità della situazione in cui versiamo”.

L’emergenza climatica, insomma, è ben lontana dall’essere risolta: “Purtroppo la situazione è questa. I tempi che ci vogliono sono quelli che sono, però la situazione non cambia e sempre in emergenza, purtroppo, restiamo.”

La richiesta, da parte dei giovani attivisti dell’ambiente, è quella di fare di più. Anche se qualcosa di buono è stato fatto. Il senso è però sempre quello: non basta. Tra i rimedi migliori finora trovati per contrastare il cambiamento climatico provocato dall’uomo ci sono, sicuramente, “le energie rinnovabili e la fusione nucleare”, anche se “la ricerca è ancora indietro per riuscire a garantire tutta l’energia di cui avremmo bisogno.”

Tra le due Cop, la 25 e la 26, inoltre, c’è stata la pandemia. Che ha avuto probabilmente, secondo diversi studi, un collegamento con lo sfruttamento incontrollato delle risorse del pianeta. Questo ha contribuito a formare quella “coscienza civile” di cui l’attivista ha parlato? “Secondo me sì, la pandemia ha sensibilizzato le persone”, però “non poi così tanto”. Un esempio? L’annosa questione dei rifiuti che si accumulano nelle nostre strade, nei nostri luoghi verdi e nei nostri mari, aggravata dal “problema mascherine”, spesso gettate dove non si dovrebbe. “Non siamo tutti obbligati a indossare le mascherine in tessuto, anche perché comunque i presìdi chirurgici sono sempre raccomandabili, però perché buttarle a terra?”, si chiede Federica.

Ci vuole maggior impegno, anche nel quotidiano. E quando usiamo Internet...

Insomma, il cammino è appena iniziato. Ma i giovani, forse, sono un po’ più avanti rispetto agli adulti: “Il motivo - spiega la Gasbarro - è che, forse, noi abbiamo a disposizione più informazioni, stiamo crescendo con questa crisi e abbiamo allo stesso tempo molte fonti dalle quali attingere, del materiale per prendere più consapevolezza”. Di sicuro, i ragazzi sono quelli su cui pende maggiormente la spada di Damocle di un futuro incerto. E qui il “gap” con le vecchie generazioni. “Gli adulti spesso sono radicati nelle loro abitudini, nelle loro convinzioni, la missione è più complessa anche per questo”.

Il rimedio per accorciare le distanze tra “grandi” e “piccoli”, secondo Federica Gasbarro, è fare i conti con quanto sta accadendo, osservare la realtà e capire cosa sta succedendo: “Io l'ho visto - dice - anche a casa con i miei genitori: nel momento in cui li ho esposti magari a un documentario, a un film, a un servizio giornalistico o a un libro, hanno migliorato notevolmente la loro sensibilità. Anche se loro, in realtà, sono sempre stati attenti”.

E poi - questo vale per tutti, anche per i ragazzi - è fondamentale rivedere le proprie abitudini quotidiane, chiedendosi sempre quale sia l’alternativa sostenibile: “Voglio comprare un nuovo vestito? L’alternativa sostenibile è usare quello che già ho. Voglio andare a fare la spesa? Porto una busta da casa, di quelle riutilizzabili. E poi tenere i riscaldamenti più bassi, usare l'acqua lasciata aperta per farla scaldare per innaffiare le piante. Insomma, ci sono veramente un'infinità di trucchetti.”

Alternativa sostenibile che è necessario iniziare a usare anche quando si parla di Internet. Si sa, i “nativi digitali” sono i massimi utilizzatori di web e social. Praticamente ci vivono dentro. Ma un’inchiesta, recentemente apparsa su una delle maggiori testate italiane, ha dimostrato che anche Internet inquina. “I giovani dovrebbero rivedere le loro priorità - suggerisce Federica - Magari si inviano meno allegati o si passano meno ore sui social, o si utilizza Internet per ciò che è davvero importante. Tutto sta nel buon senso e nell'uso saggio e “cum grano salis” di qualsiasi cosa, anche di Internet.”

Aggiungendo: “Se io devo andare a fare una conferenza a Milano, spostarmi da Roma a Milano inquina necessariamente di più rispetto a fare un collegamento da casa, quindi in questo senso Internet è ottimo. Se devo far uscire una notizia o voglio raggiungere tante persone, utilizzare Instagram è altrettanto buono. Però se poi devo starci ore e ore senza fare nulla, a quel punto posso anche evitarlo”.

Le proposte non escludono le proteste

Ma, alla fine dei conti, qual è il contributo pratico che le nuove generazioni possono dare alla causa ambientalista? “Noi giovani dobbiamo studiare e dobbiamo passare dalle proteste alle proposte”. Ma non è una totale "riappacificazione" quella che ha in mente Federica, che rimane fedele alla piazza: ok passare dalle proteste alle proposte, ma “senza escludere una delle due”. Quindi, secondo l’attivista, “sì la protesta e sì la proposta, non c'è una soluzione: le due si completano a vicenda”. Ci aspetteranno quindi, sicuramente, altri Fridays For Future.

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