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I videogiochi d'azione rendono i giocatori più bravi a imparare compiti visivi e di memoria

Una nuova ricerca rivela che questi gli shooter in prima persona aiutano i giocatori a comprendere più velocemente come portare a termine una serie di attività

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I videogiochi sono diventati molto più che semplici mezzi utilizzati per lo svago e per il divertimento. A discapito dei numerosi dibattiti in cui vengono spesso accusati di generare dipendenza patologica e istigare a qualche forma di violenza, il potere dei videogame come strumento terapeutico ed educativo è indubbio. Un nuovo studio americano è voluto andare oltre la categorizzazione generica dei videogame, scoprendo che quelli d’azione aiutano i giocatori a diventare più rapidi nell’esecuzione di una serie di attività e compiti

"Immaginate di sottoporre un ragazzo a un allenamento fisico per aumentarne le doti atletiche", dice C. Shawn Green, professore di psicologia dell'Università del Wisconsin negli Stati Uniti e leader del team di ricerca. "Se dopo l’allenamento, proviamo a farlo a giocare a rugby per la prima volta, potrebbe rivelarsi non così bravo. Dopotutto, anche un buon atleta che fa la sua prima esperienza in partita dovrà imparare un sacco di nuove regole. Tuttavia, l’aver incentivato inizialmente le sue capacità sportive significherà che quest'ultimo tenderà a trovarsi inizialmente in posizioni leggermente migliori rispetto a persone con una minore forma fisica, dunque imparerà a giocare a rugby più rapidamente".

Green sostiene che la stessa idea sia valida anche per i videogiochi d'azione, più nello specifico per gli sparatutto in prima persona, in cui i giocatori devono reagire rapidamente e accuratamente in base alle caratteristiche del gioco in cui si muovono con i propri personaggi. "Se si cerca di aumentare le capacità cognitive in maniera simile a quelle atletiche, come l'attenzione visiva o la velocità di elaborazione, questo dovrebbe permettere al giocatore di imparare più velocemente quando si trova di fronte ad un nuovo compito che richiede quelle determinate abilità", afferma Green.

Il professore spera che i risultati raccolti dallo studio aiutino i ricercatori a capire come i videogiochi creino alcuni di questi effetti positivi, come in quelli utilizzati per la formazione di chirurghi e piloti di droni o quelli volti ad aiutare le persone con ambliopia (a volte chiamato "occhio pigro") o disturbi da deficit di attenzione.

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In una serie di test eseguiti secondo questo schema, 25 partecipanti dell'Università di Rochester a New York e poi 52 partecipanti dell'Università di Ginevra in Svizzera sono stati divisi in gruppi approssimativamente uguali e preposti a giocare a videogiochi d'azione per 45 ore (come quelli della serie Call of Duty) o altri videogiochi popolari che si svolgono a un ritmo diverso senza fare così tanto affidamento sull'attenzione visiva e la velocità di reazione (come The Sims).

Prima che i giocatori iniziassero l’esperimento, è stata testata la loro capacità di svolgere alcuni compiti atti a misurare la loro percezione visiva e di memoria di lavoro. I compiti di percezione visiva hanno richiesto ai partecipanti di usare un breve sguardo per individuare la direzione del movimento di un oggetto o l'orientamento delle strisce che attraversavano una forma. I test di memoria di lavoro si sono rivelati più impegnativi, chiedendo ai giocatori di ascoltare e guardare coppie di lettere lette ad alta voce e forme sistemate in luoghi diversi su uno schermo, e riferire quando uno corrispondeva a un suono o un posizionamento.

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Entrambi i gruppi sono usciti relativamente pari nei test iniziali. Ma in seguito alle loro contrastanti esperienze di gioco, il gruppo impegnato nei giochi d'azione ha segnato una notevole differenza. "I giocatori hanno avuto un leggero vantaggio dopo aver partecipato ai giochi d'azione”, ha affermato Green. “Ma l'effetto maggiore si è avuto nel fatto che siano migliorati più velocemente in questi compiti di orientamento e memoria rispetto alle persone che hanno giocato altri giochi".

Secondo il team di ricerca e alla luce di tali risultati, riuscire a distinguere aspetti significativi di questi processi mentali aiuterà i futuri game designer che creano i propri giochi concentrandosi più sulla formazione che sul mero intrattenimento.

A proposito del suo studio, tuttavia, Green non esita a sottolineare anche l’altra faccia della medaglia: "Ci sono alcuni problemi relativi ai giochi d'azione, come il fatto che tendano ad essere violenti, e ciò potrebbe rendere altamente improbabile il verificarsi degli effetti che vogliamo vedere nei giocatori. Prima di iniziare a progettare i giochi con l'obiettivo di massimizzarne i benefici, bisognerà essere consapevoli di cosa sia realmente utile e cosa no".

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