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Cop26, metano e inquinamento, ecco perché le emissioni vanno ridotte

Secondo le stime è il gas più nocivo per l'effetto serra, con una concentrazione di 1,9 parti per milione. In testa per la sua produzione l'industria per combustili fossili, a seguire discariche e agricoltura

Secondo il rapporto dell'Unep, il Programma ambientale delle Nazioni Unite, il metano è uno dei gas più nocivi per il riscaldamento globale e il cambiamento climatico: si stima che abbia un potenziale climalterante tra le 20 e le 30 volte superiore all’anidride carbonica.

Ad oggi vengono rilasciate ogni anno in atmosfera circa 380 milioni di tonnellate di metano, proveniente prevalentemente dall’industria dei combustibili fossili, dalle discariche di rifiuti e dal settore agricolo. Questo gas ha raggiunto livelli record di concentrazione nell’atmosfera, quasi 1,9 parti per milione. Per raffronto, la CO2 è da qualche anno stabilmente sopra le 400 parti per milione, ricordando però che il metano incide molto di più sull’effetto serra.

Come emerge dal rapporto uno degli obiettivi da raggiungere è ridurre le emissioni antropiche di metano del 45% entro il 2030, risparmiando quindi circa 180 milioni di tonnellate di metano all’anno. Una riduzione di tale portata risparmierebbe un aumento della temperatura globale di 0,3°C al 2045 e in termini di costi sanitari e sociali, equivarrebbe a prevenire nel mondo 260.000 morti premature. Oltre agli interventi nei settori critici, alla riduzione delle emissioni di metano contribuiranno anche altre misure come la transizione a fonti di energia rinnovabile e l’efficientamento energetico.

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