Una bacchettata di Greta Thunberg ai potenti della Terra, come segnale d'avvio delle proteste delle voci fuori dal coro in arrivo a Glasgow per la CoP26: cruciale conferenza Onu sul clima vista da tanti come ultima chance. Una Glasgow che promette di aprirsi ai tanti manifestanti messisi in viaggio (dai "Pellegrini cristiani" verdi giunti a piedi in Scozia dal sud dell'Inghilterra, fino ai rappresentanti "indios" di nazioni lontane a rischio per le conseguenze del surriscaldamento del pianeta); ma anche una Glasgow in qualche modo blindata, almeno nell'anello più sensibile della sicurezza, sullo sfondo d'un appuntamento che stando alla presidenza britannica sara' seguito da migliaia di delegati; e secondo i media attirerà - nel corso delle due settimane di lavori - dimostrazioni in serie, con previsioni di afflusso superiore ai 100.000 attivisti e militanti della causa ambientalista.
Nell'intervista, la giovane pasionaria svedese non le ha mandate a dire: "L'obiettivo di contenere l'innalzamento delle temperature del globo entro 1,5 gradi in più "è in teoria possibile", ha affermato, denunciando tuttavia i ritardi di coloro che comandano nei diversi Paesi a intraprendere "azioni reali", concrete e tempestive come una dimostrazione del fatto che per loro "il cambiamento climatico non è ancora una vera priorita'". Mentre ha giustificato "la rabbia" di chi protesta, fintanto che "nessuno si faccia male". E ha riservato un unico elogio alla 95enne regina Elisabetta, costretta a rinunciare per ragioni mediche a presenziare alla CoP, ma capace di prendere di mira giorni fa a chiare lettere "i leader che parlano, ma non fanno".
Sono intanto 10.000 gli agenti chiamati in servizio per tutelare la sicurezza della conferenza; oltre che per sorvegliare le dimostrazioni. Un dispiegamento di polizia da record nella storia del Regno Unito, costato 100 milioni di sterline (quasi 120 milioni di euro), più che per le Olimpiadi di Londra del 2012 o per il recente G7 in Cornovaglia. Sono giunti rinforzi da tutto il Paese a dare aiuto agli organici limitati della Scottish Police, mentre la macchina della contestazione gia' ha dato i primi segni di attività. La principale giornata di proteste è fissata sulla carta per il 6 novembre, giornata ribattezzata Global Day for Climate Justice e segnata da raduni in varie citta' del mondo in contemporanea con quello che si terrà in Scozia. Ma le prime iniziative sono in corso già in queste ore, inclusa una veglia interreligiosa promossa come memento ai leader mondiali attesi lunedì. Rivolgendosi agli attivisti, la first minister del governo regionale scozzese, Nicola Sturgeon, paladina dichiarata d'una politica più green, ha promesso spazio per far si' che tutti possano far sentire la propria voce nelle strade; ma ha pure avvertito come sia necessario rispettare i cittadini della Scozia, "la legge e le forze di polizia". Non a caso l'operazione ordine pubblico per la Cop è stata soprannominata Urram, che in gaelico vuol dire "rispetto". Il comandante della polizia locale, Iain Livingstone, ha ammonito da parte sua che chi "supererà il limite" dovrà subirne le conseguenze. E il limite è rappresentato dalla zona rossa attorno al sito della conferenza, sulla riva nord del fiume Clyde, dove - accanto al consueto apparato di agenti armati - sono state rese operative persino unità capaci di abbattere eventuali droni con apparecchiature a impulsi elettromagnetici. Altro tema legato alla sicurezza, con un numero cosi' alto di persone in giro, è poi quello del rischio di contagio da Covid, in un'isola con poche restrizioni residue in cui i nuovi casi hanno ripreso a viaggiare a 40mila al giorno circa. Per l'occasione la Scozia - dove esiste qualche limitata cautela in più rispetto all'Inghilterra - ha deciso peraltro una stretta ad hoc a Glasgow.