Emiliano Toso, biologo, musicista e compositore approda al teatro Manzoni il 3 novembre per regalare agli spettatori un'esperienza unica. Non un semplice spettacolo bensì un viaggio che permetterà a tutti di entrare nel profondo di se stessi grazie alla "miracolosa" fusione che avverrà sul palco tra scienza, musica e arte. Ad accompagnare il pubblico in questo percorso di scoperta, accanto a Toso, Beatrice Carbone, ballerina solista della Scala, "che diventerà musica a seconda del suono del pianoforte", Daniel Lumera, riferimento internazionale nel campo della meditazione che "ci aiuterà con i suoi stimoli ad aprirci a una prospettiva nuova su questo mondo" e il violoncello di Lorena Borsetti.
Come è nato questo spettacolo-evento Emiliano?
E' nato da una serie di idee del direttore del Manzoni, si tratta di uno dei primi spettacoli di benessere che questo storico teatro propone al suo pubblico abituato a ben altri tipi di suggestioni. E sono molto felice di portare la mia esperienza in un ambiente che per lo più, probabilmente, non mi conoscerà, felice perché queste persone potranno vivere finalmente una esperienza di benessere e salute così forte, che se la ricorderanno per molto tempo: benessere, salute e cose positive che esistono dentro di noi. Mi piace molto come biologo, che ha studiato per anni i 50mila miliardi di abitanti del nostro corpo, le cellule, mostrare come queste si siano evolute e quale sia la loro intelligenza. Durante lo spettacolo saremo un corpo solo, al Manzoni si formerà un unico organismo in cui non esisterà più chi si esibisce e chi assiste. Saremo parte di un'unica condivisione, un'energia di tipo femminile, in cui ci nutriremo gli uni dagli altri, avverrà uno scambio di informazioni, proprio come avviene nel nostro corpo con le cellule, attraverso il quale nutriremo le nostre vibrazioni e riusciremo a ricordarci perché siamo venuti su questa terra: per fare delle cose belle e non per scontrarci e separarci
Tutto questo grazie alle cellule...
Per 20 anni ho studiato le cellule fisiche, cioè dal punto di vista molecolare e meccanicistico, ma la cosa molto emozionante e da "brividi" è che negli ultimi anni la biologia si sta occupando finalmente anche della parte invisibile delle cellule, del loro suono, delle loro emozioni, di ciò che le unisce e di come comunicano tra loro. Quando arriva un pensiero dall'esterno, uno stimolo emozionale o fisico le cellule ricreano un equilibrio e un’armonia dettata dall'intelligenza sviluppata in milioni di anni. Al Manzoni avverrà qualcosa di molto simile, riusciremo a metterci in connessione e ad ascoltare le cellule del nostro corpo, stimolate dalla musica che suoneremo sul palco, ad ascoltare il silenzio dentro di noi e sentirci musica, note di uno stesso spartiti strumenti di una stessa orchestra sinfonica.
Come si comportano in realtà le cellule?
Ogni cellula non è pura meccanica, bensì un organismo fatto e finito che comunica con le altre cellule, con una propria intelligenza e delle emozioni.
Nella sua millenaria evoluzione le cellule/organismo hanno sviluppato un potere decisionale autonomo, una intelligenza di milioni di anni, che permette loro di agire autonomamente e di comunicare tra loro. Ecco perché le cellule, messe in connessione, possono metterci in connessione gli uni con gli altri pur nella nostra diversità.
E per mettere in connessione le cellule e tutti noi si utilizza la musica: tu componi a 432 Hz, cosa significa?
La musica che vivremo al Manzoni si chiama Translational Music, ovvero un mare di cellule sotto un cielo di musica. In questo tipo di musica il "la" centrale a cui sono accordati gli strumenti non è quello convenzionale a 440 Hz, ma a 432 hz, cioè 432 impulsi al secondo, un'intonazione usata ai tempi di Mozart o di Verdi, che non si adatta per intenderci ad uno spot pubblicitario o per entrare in classifica, bensì più consona per ascoltare la propria musica interiore ad entrare dentro di sé. Con questa accordatura di pianoforte e violoncello si svilupperanno frequenze e informazioni che sono più in linea con quelle del nostro corpo e della natura intorno a noi e che pemettonno questa alchimia dell'incontro e della connessione.
Tu sei biologo e musicista, come è avvenuto l'incontro tra cellule e note per te?
Si sono incontrate quando ho compiuto 40 anni e facevo il biologo in un laboratorio di biologia cellulare. La musica fino a quel momento era stato un mio segreto, nessuno ne sapeva qualcosa, nemmeno i miei genitori sapevano che componevo.
A 40 anni mi sono fatto un regalo, il più bello della mia vita e ho fatto un cd, con la mia musica, la Translational Music appunto, a 432 Hz, che hanno cominciato ad usare in ambiente terapeutico, nelle scuole, negli ospedali, perché si è visto che aveva degli effetti molto importanti sulla salute.
L'anno scorso ho portato, primo al mondo, un pianoforte a coda in una sala operatoria, durante un intervento al midollo spinale ad un bimbo di 10 anni per l'asportazione di un doppio tumore nell'ospedale di Ancona.
Quindi da quel momento dentro e fuori di me si sono unite la musica e la scienza.
Qual è il tuo pubblico e come reagisce a questo tipo di stimolo?
Vengono ad ascoltarmi tutti, dalla donne in gravidanza agli scettici, i bambini, c'è un po' di tutto. All'inizio chiederò di liberarsi dalle aspettative perché quello che conta è recuperare lo stupore del bambino che si tuffa nella musica e ne diventa parte.
Qual è l'obiettivo, come uscirà il pubblico dal tuo spettacolo?
Nello spettacolo ci sarà tanta bellezza, quella della musica, quella degli acquarelli della mia mamma che illustreranno lo spettacolo, quella della danza, quella del Manzoni quella di Milano. E sarà proprio questa bellezza che ci permetterà di aprirci verso qualcosa di nuovo, perché aprirsi al nuovo vuol dire mettersi in gioco, che vuol dire a sua volta che la scienza si può aprire alla spiritualità: si può mettere un microfono ad una cellula insomma e capire se questa cellula vive sta bene o sta morendo
La musica come cura...
Quel che avviene è abbraccio in cui scienza, arte e musica si mettono in comunicazione e si scambiano per aprirci a nuove conoscenze e a curarci. Fino a pochi anni fa non era nemmeno permesso dire che la musica poteva curare, oggi sappiamo che la musica cura integrando la scienza, curando la parte emozionale e spirituale