Secondo uno studio dell'ente di ricerca Rhodium Group, lo scorso anno la Cina ha generato la stessa quantità di Co2 di Stati Uniti, India, Russia e Giappone messi insieme. Il Paese fa parte dei primi cinque inquinatori al mondo, responsabili del 60% delle emissioni globali, e la sua produzione di carbonio è in aumento ogni anno.
Le emissioni della Cina sono così vaste che alcune aziende creano più inquinamento di intere nazioni. E' il caso di China Baowu, il principale produttore di acciaio al mondo, che lo scorso anno ha immesso più Co2 dell'intero Pakistan. O ancora China Petroleum & Chemical, ausiliare del gigante petrolifero statale Sinopec Group, che ha contribuito al riscaldamento globale più di quanto non abbia fatto il Canada, undicesima nazione per emissioni.
Le aziende cinesi più grandi hanno diretta influenza anche sull'aumento delle temperature globali. Mentre i leader mondiali si dirigono a Glasgow per la Cop26, la conferenza sul clima organizzata dalle Nazioni Unite, l'impatto e il ruolo dei titani industriali cinesi continua ad essere centrale, nonostante le società non siano presenti nei negoziati dell'Onu.
La promessa del presidente cinese Xi Jinping però rimane quella di azzerare le emissioni entro il 2060: le aziende dovranno convertirsi a energie rinnovabili e cambiare completamente il loro assetto di produzione. La Cina afferma che presto rilascerà una mappa dettagliata delle emissioni previste per il prossimo decennio. Nel frattempo, le aziende statali hanno annunciato piani che prevedono un aumento molto più rapido di energia pulita rispetto a quanto suggerito dagli obiettivi ufficiali.
Tuttavia, la Cina ha già imposto la prima battuta d'arresto: la riduzione dell'uso del carbone non sarà possibile prima del 2026. Anzi, per il momento la produzione aumenterà di 100 milioni di tonnellate per sopperire alla carenza di energia.