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"Klimt. La Secessione e l’Italia": le opere dell'artista viennese in mostra a Roma

L'artista austriaco, tra i fondatori della Secessione viennese, sarà protagonista della mostra a Palazzo Braschi fino a marzo 2022. Al centro dell'esposizione il suo rapporto con l'Italia

"Klimt. La Secessione e l’Italia": le opere dell'artista viennese in mostra a Roma

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Giuditta, Klimt
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Le sorelle, Klimt
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La sposa, Klimt
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Ritratto di signora, Klimt
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Amalie Zuckerkandl, Klimt
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Manifesto per la I Mostra della Secessione
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Ragazza nel verde, Klimt
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Boschetto di betulle al crepuscolo, Carl Moll
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Allestimento della mostra 
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Allestimento della mostra 
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Naschmarkt in Vienna, Carl Moll
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Manifesto Grande parata, Auchentaller
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Fregio di Beethoven, Klimt
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Allestimento della mostra
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Allestimento della mostra 
A partire dal 27 ottobre 2021 e fino al 27 marzo 2022, il Museo di Roma a Palazzo Braschi aprirà le sue porte al pubblico per celebrare la vita e l’arte di uno dei più grandi maestri e fondatori della Secessione viennese nella mostra "Klimt. La Secessione e l’Italia".

Foglia d’oro e linee sinuose sono la firma del mondo simbolico di Gustav Klimt, pittore della Vienna secessionista di fine Ottocento. A partire dal 27 ottobre 2021 e fino al 27 marzo 2022, il Museo di Roma a Palazzo Braschi aprirà le sue porte al pubblico per celebrare la vita e l’arte di uno dei più grandi maestri e fondatori della Secessione viennese nella mostra "Klimt. La Secessione e l’Italia".

La mostra - Nata dalla collaborazione fra il Belvedere di Vienna, la Klimt Foundation, la Sovrintendenza ai beni culturali e co-prodotta da Arthemisia, la mostra presenta Gustav Klimt e gli artisti della sua cerchia in una prospettiva inedita: quella del rapporto con l’Italia e con Roma. Gli artisti viennesi sono rappresentati da oltre duecento opere tra dipinti, disegni, manifesti d’epoca e sculture. Cartoline autografe documentano i viaggi in Italia di Klimt, che visitò Trieste, Venezia, Firenze, Pisa, Ravenna, Roma e il lago di Garda, che ne ispirarono la ricerca creativa e i paesaggi. 

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Il rapporto con l’Italia - In Austria l’impronta culturale italiana già influenzava numerosi artisti ma Gustav Klimt ne aveva fatto la sua destinazione prediletta al di fuori dell’Impero asburgico, per studiare l’eredità del Rinascimento italiano e l’arte del mosaico. Oltre a essere il Paese che Klimt visitò più spesso, l’Italia fu, per lui, meta espositiva di primaria importanza. Partecipò infatti due volte alla Biennale di Venezia, mentre nel 1911 fu protagonista indiscusso del padiglione austriaco all’Esposizione internazionale di Roma. Klimt esercitò in questo contesto artistico un influsso diretto fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, che interruppe per molti anni gli scambi culturali tra i due paesi.

Le opere in esposizione - Soggetto privilegiato dell’artista sono le donne. Le sue si muovono lente o restano ferme in pose statiche, come in attesa, dipinte con linee sinuose ed esaltate dai riflessi dell’oro. Tra le opere iconiche proposte al pubblico anche la famosissima Giuditta I, la Signora in bianco, l’opera Amiche I e il ritratto di Amalie Zuckerkandl. Concessi anche prestiti eccezionali, come La sposa e Ritratto di Signora, trafugato dalla Galleria d’Arte Moderna di Piacenza nel 1997 e recuperato solamente dodici anni dopo. Oltre a disegni, manifesti della Secessione, autografi e fotografie, la collezione della Fondazione offre una panoramica trasversale della pittura klimtiana, accostando dipinti  celebri a sconosciute opere degli esordi. 

La ricostruzione digitale delle opere perdute - Grazie alla collaborazione con Google Arts & Culture Lab Team, la nuova piattaforma dedicata all’approfondimento delle arti, è stato possibile riportare in vita tre celebri dipinti di Klimt, conosciuti come Quadri delle Facoltà, andati perduti a causa di un incendio nel 1945. La sfida è stata quella di ricostruire digitalmente i pannelli a colori, attraverso un sistema di Intelligenza Artificiale, e restituire ai Quadri della Facoltà il loro aspetto originale. 

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