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La ministra Messa parla agli studenti: il test di Medicina? Deve diventare "un percorso"

La ministra dell'Università e della Ricerca, intervistata da Skuola.net, rivela i suoi obiettivi a breve e a lungo termine. Possibili novità per i test di ingresso a Medicina, con un occhio di riguardo all'orientamento. E grande attenzione, con i fondi in arrivo con il PNRR, al diritto allo studio

Ansa

Una nuova strategia per i test d’ingresso, che parta da lontano e che avvicini i ragazzi in modo consapevole al momento della verità. È l’obiettivo che ha in mente la ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, per rivedere il meccanismo del ‘numero chiuso’; senza però eliminarlo né snaturarlo. Ad annunciarlo lei stessa durante una live con il portale per studenti Skuola.net. Nel corso dell’intervista, però, molti altri temi sono stati affrontati: dal PNRR al diritto allo studio, dai tirocini all’Erasmus. Senza dimenticare il grande protagonista di questo inizio d’anno accademico: il Green Pass, obbligatorio per chi vuole frequentare le facoltà.

Test d'ingresso: cambiamenti in arrivo

Ma se per gli iscritti dal secondo anno in poi l’introduzione del ‘certificato verde’ è stato il centro del dibattito sul finire dell’estate, tra le matricole in tantissimi nelle stesse settimane hanno dovuto preoccuparsi di arrivarci a poter prendere parte alle attività universitarie; dovendo fare i conti con le temute selezioni per i corsi ad accesso programmato. Uno fra tutti, Medicina. Cosa succederà in futuro? Si manterrà il test tanto contestato? “Per me è un dolore - sottolinea Messa - lasciare fuori così tanti studenti da Medicina. So qual è il trasporto di chi vuole fare Medicina”. 

Centrale l'orientamento

Nonostante ciò, ribadisce che il numero chiuso è destinato a rimanere, al fine di mantenere alta la qualità dei corsi ed evitare il rischio di sovraffollamento degli atenei. “Quello su cui si può lavorare - continua - è un test di accesso che veda un percorso anziché un unico punto fatto poco prima dell’inizio dei corsi”, dichiara la Ministra. Anche per poter valutare gli studenti in maniera corretta. “Occorre fare orientamento, autovalutazione, iniziare dal terzo o quarto delle superiori, far capire quando una vocazione è una vera vocazione”. Già per l’anno prossimo, annuncia Messa, una commissione sta valutando la possibilità di apportare piccole modifiche al sistema.

Per chi, poi, non si accontenta di una laurea sola, è in fase di discussione - approvata alla Camera e in attesa di approvazione al Senato - una proposta di legge che apre alla possibilità di seguire due diversi percorsi universitari: “Non vedo perché non bisogna dare la possibilità di farlo”, dice Messa. 

Il Green Pass all'università? Seguirà l'andamento della pandemia

Tornando, invece, alla strettissima attualità - il Green Pass - la Ministra tiene a ricordare che “le indicazioni sono cambiate nel corso del tempo, seguendo l’andamento della pandemia. All’inizio erano più strette: accesso solo con Green Pass, metro di distanziamento e mascherina”. Proprio per questo, ad oggi, è possibile “derogare sulla regola del metro di distanziamento e far sì che le aule accogliessero fino al 100% degli studenti”. Pur sottolineando che “non siamo ancora fuori dalla pandemia”.

Restando sull’argomento, impossibile non accennare alle proteste sul Green Pass, che hanno visto scendere in campo anche gli studenti universitari. La Ministra, però, tiene fede alla sua posizione riguardo alla richiesta di rendere gratuiti i tamponi per gli studenti e ribadisce che “per il momento la risposta è non dare i tamponi gratis, anche per esortare a fare il vaccino”. Tuttavia, per preservare il diritto allo studio, apre spiragli a delle eccezioni, “per lo meno per le persone che non possono fare il vaccino”. Per adesso, però, niente di stabilito. Come spiega Messa, infatti, si sta aspettando di vedere “fino a che punto si riesce a salire con la copertura vaccinale e cosa succederà con l’arrivo dei primi mesi freddi”.

Didattica mista? Scenario possibile

Un’altra delle dirette conseguenze della pandemia è stato il ricorso alla Dad, che ha investito non solo la scuola ma anche l’università. Una modalità che, se negli istituti scolastici sembra ormai del tutto accantonata, in molti atenei continua a convivere con le attività in presenza. Una sorta di “Didattica mista”. Lecito, dunque, chiedere alla Ministra se questa delle lezioni online accanto a quelle in aula sia un’eredità destinata a durare: “Le università - dice - stanno studiando quale sia il meccanismo migliore per complementare le attività in presenza con quelle a distanza. Questo può essere interessante per raggiungere tutti, anche quegli studenti che non possono essere presenti”. Ma è un percorso che può anche “favorire lo scambio tra facoltà e università, in Italia e all’estero”.

Tirocini ed Erasmus: si riparte

Certo, è più difficile svolgere online tutte quelle attività pratiche che richiedono la presenza, come i tirocini e i laboratori. Ogni ateneo si organizza in autonomia, spiega Messa, ma è importante ricordare che, ad esempio, per le lauree professionalizzanti “il tirocinio sarà svolto prima della laurea, e non dopo. Dobbiamo riorganizzare i corsi in modo che gli studenti possano avere la parte teorica, pratica e di tirocinio all’interno del percorso”.

Due parole, la Ministra, le riserva anche ai progetti Erasmus. Dopo quasi due anni, infatti, si riparte, magari rilanciando sugli obiettivi: “Il progetto ha un grande lancio da parte dell’Unione Europea perché sono raddoppiati i fondi dedicati ed è aumentata anche la platea, allargandosi non solo agli universitari e ai lavoratori ma anche agli studenti delle scuole superiori. C’è molta voglia di recuperare il tempo e di riprendere le attività”. Come ad esempio sta succedendo con le residenze universitarie, in questi anni svuotate e oggi di nuovo piene di studenti: “C’è già molto movimento - racconta Messa - e sono tornate quasi al completo. Ci sono studenti da tutte le parti del mondo.

Come verranno utilizzati i fondi del PNRR

Infine un accenno al PNRR. In arrivo importanti fondi destinati all’istruzione. Come cambieranno, nel concreto, la vita degli studenti universitari? “Avremo borse di studio più alte, perché aumentiamo la quota delle borse, e magari qualcuna la dedichiamo a una sorta di “Erasmus italiano” o, ancora, per incentivare le studentesse a studiare le STEM. Aumenteranno, poi, le residenze per gli studenti: puntiamo a raddoppiare o triplicare i posti letto disponibili. Investiremo molto sulle competenze trasversali, finanzieremo gli atenei per dare agli studenti le skills richieste dal mondo del lavoro, dal digitale al green”.

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