E' uscito il 22 ottobre, nella doppia versione italiano e inglese, “Ho Sognato Pecore Elettriche”/“I Dreamed of Electric Sheep”, nuovo album di inediti di PFM Premiata Forneria Marconi, che vanta la presenza di due ospiti internazionali d’eccezione, Ian Anderson e Steve Hackett oltre a Flavio Premoli, già co-fondatore del gruppo e Luca Zabbini, leader dei Barock Project. Il disco è venuto alla luce nei lunghi mesi del lockdown, quando musicisti e artisti vivevano una loro personale tragedia in aggiunta a quella comune a tutti: il non poter più suonare e a contatto con il pubblico. "Volevamo fare qualcosa di particolare in un momento in cui niente ti poteva aiutare se non te stesso. Con la musica dovevamo sconfiggere quella nuvola nera che stava sconfiggendo la vita".
Per il titolo, 'Ho sognato pecore elettriche', PFM prende spunto da una citazione del film "Blade Runner": "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?" per sviluppare un concept che parte da un intento preciso: parlare di come il mondo intorno a noi stia rapidamente cambiando e di come i computer stiamo invadendo ogni aspetto della nostra vita. "Siamo due maniaci della fantascienza", racconta Di Cioccio: "Blade Runner ci ha lasciato un segno indelebile, raccontando di un futuro che adesso si sta realizzando. Noi non vogliamo fare una critica, ma solo riflettere sul fatto che oggi rischiamo di perdere il potere del sogno".
Il disco è un album potente, in cui la musica della PFM pur evolvendosi resta fedele a se stessa e al rock progressive che da ormai 50 anni è il segno distintivo della band. Un ritorno atteso, in cui Franz Di Cioccio e la PFM invitano, con testi suggestivi ma anche splendidi assoli, a riflettere sul mondo in cui viviamo e su quanto i computer stiano prendendo il sopravvento nelle nostre vite. "Non siamo contro l'informatica, ma contro l'uso distorto che se ne fa", chiarisce Patrick Djivas, che racconta: "Abbiamo avuto la fortuna di fare questo disco in un momento difficile per tutti", durante il lockdown, "e grazie alla musica l'abbiamo attraversato nel migliore dei modi. E poi ora c'è la possibilità di tornare a suonare dal vivo, e questa è una cosa due volte bellissima, perché vuol dire che anche la pandemia sta finendo. La prossima volta che saliremo sul palco sarà per noi, che prima eravamo abituati a fare 100-150 concerti all'anno da 50 anni, un'emozione fortissima".
E Di Cioccio sottolinea: "Dobbiamo però farlo con le giuste capienze, perché senza un'artista non può fare concerti, non si rientra neanche delle spese".
"L’album inizia con un’overture, un’allegoria musicale dove il mondo utopico si trasforma repentinamente in un mondo ostinato dalle venature distopiche..." si legge nel comunicato della band: "Il tempo ci ha trasformati in Umani, dotati di libero arbitrio, utopici, sognatori, visionari, ma anche in Umani alienati, attratti dal pragmatismo. (...).
Nel quotidiano, la vita sembra diventata più facile; siamo iperattivi, iperconnessi e tutto corre velocemente, ma il lato B del cambiamento segnala una carenza di tempo da spendere e dedicare a noi stessi. Anche sognare sta diventando una cosa rara, presi nel vortice della grande corsa della società e della vita. (...) Viviamo in un immenso territorio di connessioni e dati. Dobbiamo tornare a sognare, sognare, aprire la mente che ci connette con altre dimensioni……della vita".
I brani del concept album attraversano il mondo che viviamo e si interrogano su dove stiamo andando: "Mondi Paralleli" è l’ouverture strumentale che ci introduce in un universo utopico e distopico; "Umani Alieni" ci parla del nostro mondo e dei suoi abitanti; "Ombre Amiche" racconta la riscoperta del silenzio...
Un album che è prima di tutto una dichiarazione di speranza e fiducia, come quella che fa volare con tenerezza il drone spaziale innamorato della Terra di 'Atmospace', primo singolo del disco. Protagonista anche di un video girato al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, uscito il 22 ottobre.
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