Qualcuno la chiama “Sindrome del Bianconiglio”, dal personaggio della fiaba “Alice nel paese delle meraviglie” che continua a incalzare tutti con il motto: “Ho fretta, ho fretta, è tardi!”: anche nella realtà capita spesso di correre freneticamente di qua e di là, per tener fede a una mole di impegni. Quando le nostre giornate sono attraversate da un continuo senso di urgenza, siamo colpiti dalla cosiddetta “hurry sickness”, o malattia della fretta, studiata anche dal punto di vista scientifico per gli effetti nefgativi che può avere sulla salute.
LA PAROLA ALLA SCIENZA - La malattia della fretta è stata studiata da due cardiologi statunitensi Meyer Friedman e Ray Rosenman, i quali, analizzando il rapporto tra psicologia e malattie cardiache, hanno elaborato la teoria secondo cui i comportamenti definiti di "tipo A", tipici delle persone cronicamente arrabbiate e impazienti, aumenta il rischio di malattie cardiache. Il fatto di vivere sempre in modo incalzante e rincorrendo il minuto che passa è uno di questi comportamenti nocivi: di giorno provoca nervosismo, ansia e stress, di notte può avere effetti negativi anche sul riposo. Anche se di per sé il “mal di fretta” non può essere catalogato come una malattia, si tratta comunque di uno stile di vita non sano che, alla lunga, può correlarsi o dar luogo a patologie vere e proprie.
LA CARTA D’IDENTITÀ - Alcuni elementi accomunano le persone affette da hurry sickness. Per questi soggetti è inconcepibile dedicarsi a un solo compito per volta, i momenti di relax non esistono o quasi, in ogni caso, anche durante gli intervalli di pausa continuano a consultare freneticamente le mail, a sorvegliare le chat e rispondere agli eventuali messaggi. Spesso, nel momento in vanno a dormire la sera, hanno già compilato la lista delle cose da fare il giorno successivo e non riescono a prendere sonno al pensiero di come faranno a stare dietro a tutto. Davanti a una giornata di intensa attività i comportamenti prevalenti tra i frettolosi patologici sono di due tipi: ci sono i soggetti iper-organizzati e maniaci del controllo, con agende densissime e con una eccessiva propensione al multitasking; fanno loro da contraltare le persone che, si sentono incapaci di organizzare il loro tempo, non sanno come fronteggiare la mole dei loro impegni e finiscono per passare freneticamente dall’uno all’altro, lasciandosi prendere dall’ansia e da altri stati d’animo negativi.
GLI ERRORI DA EVITARE – Fare della fretta uno stile di vita – Se siamo perpetuamente affannati come il Bianconiglio della fiaba, occorre rivedere le nostre priorità: tenere duro all’infinito è impossibile e controproducente.
- Pianificare all’eccesso: un’agenda ben organizzata è molto utile, ma il tempo non è espandibile all’infinito, anche se ben strutturato. Proviamo a sfoltire il nostro planning, facciamo una scaletta di priorità dei vari obiettivi, deleghiamo se è necessario.
- Non pianificare affatto – Affrontare le cose man mano che si presentano non è la strategia più produttiva. Ottimizzare le varie attività e dare la precedenza alle più importanti è indispensabile per evitare tempi morti e successivo sovraffollamento di impegni.
- Rimandare sempre: se una cosa è da fare è inutile rimandarla all’infinito, specie se si tratta di un compito non proprio gradito. Meglio togliersi il pensiero una volta per tutte e passare oltre con la mente leggera.
LE BUONE PRATICHE – Prevedere… gli imprevisti – Lasciarsi il più possibile un margine di tempo prima delle scadenze per gestire eventuali situazioni non preventivate. Ricordiamo che la famigerata legge di Murphy è sempre in agguato: “Se qualcosa può andare storto, sicuramente lo farà”.
- Attenzione ai “rubatempo”: gli spostamenti nel traffico, le difficoltà di parcheggio, ma anche il telefono che squilla in continuazione, il collega attaccabottone che ci trattiene più a lungo di quanto avremmo immaginato, sono tutte attività che sottraggono minuti alla tabella di marcia che avevamo pianificato. Teniamolo presente e conserviamo qualche piccolo prezioso margine.
- Impariamo a dire no – Rifiutare attività supplementari, specie se inopportune, è una difesa che dobbiamo imparare a mettere in pratica. Non dobbiamo temere di offendere o di inimicarci qualcuno: basta rifiutare con cortesia, ma anche con un briciolo di fermezza.
- Viviamo nel presente, ma con un occhio al futuro – A volte vedere nell’insieme la mole di cose da fare può sgomentare: creiamo un planning degli impegni più urgenti e delle scadenze improrogabili, ripartiti per giornata. Affrontiamoli poi in modo metodico, un passo per volta, senza più pensare all’insieme ma concentrandoci sul singolo compito al quale dedicare tutta la nostra attenzione. Può essere utile un elenco scritto, dal quale cancellare le attività man mano che le completiamo.
- No al multitasking: l’abitudine di fare due o anche tre cose per volta ha dimostrato tutti i suoi limiti. Meglio dedicare tutta la nostra attenzione a un singolo compito: lo esauriremo meglio e anche più in fretta.
- Nell’agenda, anche uno spazio per noi: razionalizzando il nostro lavoro è più facile riuscire a conservare a fine giornata uno spazio per fare qualcosa che ci piace. Compreso starsene in santa pace sul divano, per un momento di ozio. Senza più pensare: “Ho fretta, è tardi”.