La scuola è tornata in presenza ma l'emergenza sanitaria è ancora in atto. Con la necessità di mettere in isolamento le persone qualora si verifichino casi di positività. Finora, è bastato un solo caso per mandare gli studenti a casa, ma presto - come più volte annunciato dagli organi di stampa - arriveranno nuove indicazioni che “ottimizzeranno” la gestione delle quarantene.
Tra le novità più rilevanti, che potrebbero diventare presto parte della quotidianità degli istituti, l’entrata in funzione del meccanismo dal terzo caso di positività per gli studenti vaccinati o dal secondo per i non vaccinati. Con la possibilità data ai dirigenti scolastici di far scattare il provvedimento in momenti di particolare emergenza. Il portale specializzato Skuola.net ha chiesto a Cristina Costarelli, presidente ANP Lazio e preside del Liceo Newton di Roma, di spiegare la normativa attualmente in vigore e le novità in arrivo.
Come funzionano le quarantene a scuola oggi?
"Le quarantene sono state gestite con delle differenti durate, che derivano dalla circolare del Ministero della Sanità di agosto, con i ragazzi che possono rientrare a scuola con il tampone negativo dopo 7 giorni se vaccinati, dopo 10 giorni se non vaccinati (sempre con tampone negativo) e da 14 giorni in poi senza tampone ma in buone condizioni di salute. Tutte queste situazioni - racconta Costarelli - devono essere dichiarate dal medico attraverso un certificato, quindi le scuole non ricevono gli esiti dei tamponi ma certificazioni mediche di rientro. Il dispositivo di quarantena è invece emanato dalle ASL, questo è avvenuto e sta ancora avvenendo, perché è vero che si parla di una modifica ma allo stato attuale la gestione delle quarantene è ancora quello appena citato".
Come potrebbero cambiare le regole sulle quarantene a scuola?
Sarebbero in arrivo, però, come accennato, nuove indicazioni rivolte alle ASL proprio da parte dell'Istituto superiore di sanità, del Ministero Salute e del Ministero dell'Istruzione, con il contributo delle Regioni: "Un cambiamento importante riguarda proprio la durata delle quarantene e la loro attivazione dai tre casi in poi - sottolinea Costarelli - Sicuramente queste misure, se possibili dal punto di vista medico-sanitario, dal punto di vista scolastico vengono ben accolte. Perché significa avere una reale didattica in presenza che, invece, una gestione di quarantene come quella che stiamo vivendo adesso viene continuamente messa in crisi alla prima positività".
Nella bozza contenente le nuove indicazioni, si ipotizza anche la possibilità per le ASL, in particolari situazioni di emergenza, di trasferire in mano ai dirigenti scolastici della facoltà di decidere chi mandare in quarantena. "In linea di principio non sono d'accordo - afferma Costarelli - perché il dispositivo di quarantena è per sua natura di ordine medico, non può essere a carico dei dirigenti. A meno che in uno spirito di estrema collaborazione istituzionale non si tratti di una delega al dirigente".
Tuttavia, lasciare ai presidi la possibilità di poter avviare lo stato di quarantena può essere utile se ciò è organizzato in modo preciso e puntuale: "Lo vorrei - continua la preside - come un atto sanitario che può essere attivato dal dirigente solo in presenza di requisiti molto chiari e netti, in modo da ridurre a zero la discrezionalità del dirigente".
Quarantena differenziata: per la preside nessun rischio di "discriminazioni"
Nell'ultima bozza delle nuove indicazioni per la gestione di casi di contagio a scuola, sembra però rimanere la differenziazione della durata della quarantena per studenti vaccinati e non vaccinati, prevista tutt'ora, che permette a chi è immunizzato di ricorrere alla Dad per minor tempo rispetto a i non vaccinati. Ma che, allo stesso tempo, rende "esplicito" lo stato vaccinale degli studenti, che in teoria dovrebbe rimanere sconosciuto a docenti e preside per via della privacy.
"Il fatto che adesso gli alunni siano vaccinati o non vaccinati è un dato che le scuole ufficialmente non conoscono, chi lo sa è il medico di base. Ma ovviamente si capisce perché, ad esempio, in una classe in quarantena i ragazzi che cominciano a rientrare dopo 7 giorni hanno il certificato medico perché sono vaccinati. Quindi, ad oggi, è un'informazione "nascosta" dietro il certificato medico. Ma docenti, compagni, dirigenti e genitori sanno capiscono immediatamente qual è la situazione, quindi quello che si sta verificando finora è un "sapere senza sapere"".
C'è il pericolo di disuguaglianze a scuola per via del vaccino?
Ma, nonostante ciò, la Presidente ANP Lazio non intravede nella normativa il rischio di eventuali discriminazioni tra alunni, a seconda che si sappia se siano vaccinato oppure no: "In generale, tranne rarissimi casi, la scuola italiana è una scuola inclusiva." La preside ci tiene a sottolineare questo aspetto: "Non credo proprio che, dal punto di vista della gestione scolastica, sapere che un ragazzo ha il vaccino e un altro no possa creare disuguaglianze."
Definire meglio le regole per il Green Pass
Semmai, secondo Costarelli, l'attenzione va spostata su un aspetto che, a suo parere, può nascondere maggiori rischi rispetto alla quarantena "a due velocità" per vaccinati e non vaccinati. Ed è la questione Green Pass: "Venendo richiesto per l'accesso a musei, cinema, teatri, eccetera può rappresentare un punto di disuguaglianza”.
Una considerazione, questa, che è alla base della decisione da parte della preside di sospendere, per il momento, eventuali uscite scolastiche per gli studenti verso strutture che richiedono il ‘certificato verde’: "Mi sembra - spiega - che si entri in un terreno di disuguaglianza nel momento in cui si va a dire, ad esempio, che uno studente, se vaccinato, può partecipare a uno spettacolo cinematografico, e se non è vaccinato no. La normativa deve essere uniforme per quello che è richiesto a scuola e quello che è richiesto fuori scuola".