A meno di due settimane dal voto per la Camera bassa del Parlamento in Giappone, il neo premier Fumio Kishida ha promesso di portare avanti l'opera di ricostruzione dell'area colpita, a Fukushima, dalla triplice catastrofe del marzo 2011: il terremoto di magnitudo 9, lo tsunami e l'incidente nucleare. Ispezionando i lavori di smantellamento della centrale, ha affermato che il piano di sversamento dell'acqua radioattiva non può più essere rinviato.
Lo sversamento è necessario per ultimare il processo di bonifica del sito, malgrado i timori dei residenti locali e delle associazioni dei pescatori. Per raffreddare gli impianti danneggiati nell'incidente di dieci anni fa, ogni giorno si aggiungono ai serbatoi circa 140 tonnellate di acqua contaminata - nella quale è presente il trizio, un isotopo radioattivo dell'idrogeno. Nell'area adiacente la centrale sono già presenti più di mille cisterne, e secondo il gestore della centrale, la Tokyo Electric Power (Tepco), entro l'estate si raggiungerà la massima capacità consentita.
In base al progetto presentato lo scorso aprile dalle autorità statali e dalla Tepco, il liquido verrà rilasciato nell'oceano a partire dalla primavera del 2023, e a questo riguardo Kishida si dice disposto a fornire ogni evidenza scientifica sulle attività e il massimo livello di trasparenza per dissipare le varie preoccupazioni.
L'annuncio segue la linea sempre più pressante dell'esecutivo per il riutilizzo dell'energia nucleare, che secondo i vertici del governo servirà al raggiungimento degli obiettivi di un azzeramento delle emissioni di Co2. Attualmente sono 9 le centrali nucleari in funzione in Giappone. Prima dell'incidente nucleare di Fukushima in Giappone erano in funzione 54 reattori, e il Paese derivava circa il 30% del proprio fabbisogno energetico dall'atomo.