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Overthinking: perché pensare troppo fa male

Molto diverso dal problem solving, è un'attitudine che ci rinchiude nel malessere e allontana le soluzioni positive

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Il suo nome, overthinking, parla chiaro: significa "pensare troppo". In italiano questo concetto è espresso spesso con il termine “ruminazione” e consiste nel rimuginare più e più volte gli stessi pensieri, mugugni e insoddisfazioni, senza riuscire poi a liberarsene.  Tutto questo, non solo aumenta stress ed emozioni negative, ma allontana anche la possibilità di trovare una soluzione positiva a situazioni di reale difficoltà. Si tratta insomma di una cattiva disposizione d’animo dalla quale liberarsi il più in fretta possibile, per non amareggiarci più del dovuto e per migliorare la qualità della nostra vita. 

OVERTHINKING VS. PROBLEM SOLVING– L’overthinking, come si comprende già dalla traduzione del termine inglese, è la consuetudine del pensare troppo e in modo ossessivo, senza riuscire a controllare il flusso dei pensieri e, soprattutto, senza arrivare a prendere una decisione in grado di risolvere il problema che ci assilla. Di per sé non è un fatto sempre negativo: lo diventa quando si trasforma in un rimuginare ansioso e insoddisfatto sugli aspetti più negativi della nostra situazione, oppure quando ci crea disagio nella vita quotidiana e quando il corso dei pensieri ci sfugge di mano, facendoci precipitare nel totale pessimismo.  Le due forme più comuni di overthinking consistono nel rimuginare sul passato e nel preoccuparsi per il futuro.  Ben diverso è il problem solving: in questo caso possiamo passare anche molto tempo a riflettere su un problema, valutando diverse soluzioni e prendendoci tutto l’intervallo che ci sembra necessario prima di decidere. In questo caso, tutte le nostre facoltà mentali sono impegnate nella soluzione di un problema e riflettere non crea alcun disagio. 

CHI È PIÙ A RISCHIO – Diciamolo chiaramente: a chi non è capitato, almeno in qualche momento della vita, di cadere nella trappola del mugugno interiore e della ruminazione? Se da un lato è un disagio che riguarda tutto noi da vicino, l’overthinking tende a colpire in particolare le persone molto ansiose, i depressi, chi ha poca autostima. Ma, appunto, nei momenti critici della vita, tutti noi ci troviamo in queste condizioni. E’ importante, quindi , saper riconoscere il problema non appena si manifesta e affrontarlo al meglio delle nostre possibilità, magari facendoci aiutare da un amico fraterno, da una persona che ci vuole bene e, al limite, da uno specialista. 

COME SPEZZARE IL CIRCOLO VIZIOSO – Il primo passo sta nel collegare il disagio che proviamo al continuo rovello su pensieri e stati d’animo solo negativi, senza via d’uscita. Perché se è vero che certe preoccupazioni arrivano non chiamate, l’uso che ne facciamo e lo spazio che concediamo loro nella nostra mente dipende da noi.  Ci sono molte tecniche utili per fermare il flusso dell’overthinking: vediamone di seguito alcune.
-Mindfullness : è il raggiungimento della consapevolezza di sé e della realtà nel momento presente e in maniera non giudicante. Richiede un certo cammino, ma è utile per allontanare i pensieri negativi focalizzando l’attenzione sulla nostra interiorità, favorendo il rilassamento per mezzo del respiro.  
-I distrattori: sono un modo per allontanare l’attenzione e deviare il flusso dei pensieri prima che l’ansia e la negatività si impadroniscano di noi. In pratica, quando diventiamo consapevoli della nostra ruminazione, dedichiamoci subito a qualcosa di piacevole e gratificante per alcuni minuti, finché non avremo ripreso il controllo: leggiamo una pagina di un libro divertente, ascoltiamo una canzone allegra, facciamo due chiacchiere con un amico brillante e simpatico (senza parlargli dei nostri guai!)
-Resettare il flusso – Un esercizio utile per distrarre la mente consiste nel descrivere per alcuni minuti in modo oggettivo l’ambiente fisico nel quale ci troviamo. Ad esempio: “il muro davanti a me è bianco, la mia scrivania è di legno scuro, lo schermo del mio pc è da 18 pollici. In breve, ci troveremo a focalizzare la nostra attenzione su aspetti fisici e incontrovertibili, dimenticando il resto.
-Il suono Ohm – È quasi un cliché della meditazione: se lo prendiamo per quello che è, ovvero solo come un suono, senza attribuirgli alcun significato rituale o religioso, potremmo trarne giovamento. Uno studio pilota ha dimostrato che intonare questo suono ha il potere di disattivare alcune aree del cervello, tra cui il cingolato anteriore, il talamo, l’ippocampo e parte dell’amigdala, riducendone l’iperattività. 
-Il movimento: lo sport libera endorfine, gli ormoni del buon umore e la fatica fisica ha il potere di allontanare molti pensieri negativi. 
-Rinunciamo al controllo eccessivo: sforziamoci di non cercare di prevedere ossessivamente ciò che potrebbe accadere nel futuro, sforzandoci di vivere nel presente. Come scriveva il filosofo Michel de Montaigne “La mia vita è stata piena di terribili sventure, molte delle quali non sono mai avvenute”.
 

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