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Call of Duty: Activision e Raven contro i "cheater", gli imbroglioni dei videogiochi

In arrivo nuove misure per contenere il fenomeno di chi non gioca nel modo "corretto"

IGN

Quello dei cheater è un problema piuttosto serio per chi gioca online: in sostanza, ci sono giocatori che sfruttando software specifici o modificando i giochi, possono trarre vantaggi nelle partite online. Qualche esempio? C'è chi usa degli "aimbot", che puntano automaticamente il mirino sull'avversario (magari alla testa, dove fa più male), o routine che annullano il rinculo e la balistica dei proiettili, o altre modifiche che mostrano gli avversari anche quando si trovano dietro ai muri.

Chi usa questi escamotage per barare, ovviamente, ha dei vantaggi importanti nel gioco, ed è per questo che i produttori di videogiochi si stanno impegnando a combattere i cheater, sia chiedendo ai giocatori di segnalare comportamenti sospetti (che poi vengono analizzati e, in caso di flagranza di reato, portano all'esclusione - ban - del giocatore che bara), sia sviluppando sistemi nel codice del gioco che automaticamente scoprano chi è che fa uso di questi sistemi.

Activision e Raven, rispettivamente produttore e sviluppatore di Call of Duty, proprio poche ore fa hanno condiviso una minaccia rivolta ai cheater, che "rovinano il divertimento a tutti". E non si tratta di un fenomeno minore, visto che fino allo scorso aprile risultavano ben 475mila account permanentemente banditi da Call of Duty: Warzone.

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La chiusura è una minaccia senza mezzi termini: "I bari non sono i benvenuti. Non ci sarà tolleranza per i cheater, e presto capirete cosa intendiamo". Il guanto di sfida è lanciato, vedremo se finalmente (almeno nel giocatissimo Call of Duty) i bari saranno messi finalmente alla porta, o se i nuovi sistemi annunciati dal produttore riusciranno a essere aggirati.

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