Nemmeno il tempo di aprire e il pub di Salvatore Buzzi, figura chiave del maxiprocesso al "Mondo di Mezzo", è già un caso. Durissimo Don Ciotti contro il locale in via di Tor Vergata, nella periferia Ovest di Roma: "Che un'iniziativa del genere si possa realizzare nel nostro Paese - dichiara il fondatore di Libera - è motivo di profonda preoccupazione". E' "un segno evidente di una progressiva banalizzazione e mercificazione del male".
Ad aumentare lo sdegno del presidente dell'associazione antimafia è la scelta di inserire nel menù una serie di piatti con nomi di inchieste o nomi di personaggi della mala romana e non solo, diventati noti anche grazie ad una serie di libri e fiction. E così compaiono i panini Gomorra, Suburra, Samurai, Mondo di Mezzo e Agro Pontino e Er Terribile. Piatti intitolati anche al Negro, soprannome di uno dei capi della Banda della Magliana, Franco Giuseppucci, oppure il panino Dandy, in "onore" di Renatino De Pedis, altro boss della banda attiva nella Capitale alla fine degli anni '70.
"Siccome estirpare un male è troppo faticoso e mette in discussione assetti di potere più ampi - affonda ancora Don Ciotti - lo si normalizza, si finge che sia meno grave di quello che è associandolo a beni di consumo come il cibo". Buzzi, condannato a 12 anni 10 mesi nell'ambito del secondo processo di appello, ha fatto ricorso in Cassazione per una riduzione della pena. "Sto bene - dice a LaPresse - Questa del pub è la mia quarta o quinta vita... Ho voluto fare questo per stare lontano dalla pubblica amministrazione".
Ma per il presidente di Libera è in atto "un processo di addomesticamento delle coscienze che permette al male di persistere, ai suoi autori e complici di continuare ad agire spavaldi in esibita noncuranza per il bene comune sottratto e per il dolore inferto alle loro vittime".