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Videogiochi: come sono cambiate le abitudini dei gamer durante la pandemia

Una recente ricerca ha cercato di capire come si sia evoluta la quotidianità di migliaia di giocatori nel corso dell’ultimo anno e mezzo

IGN

Che il Covid-19 abbia stravolto e vite di milioni di persone non è più purtroppo una novità. Ciascuno di noi ha dovuto riconsiderare le proprie abitudini per tenersi al sicuro e per scongiurare nel modo migliore possibile un eventuale contagio. Durante il lockdown, dunque, le mura domestiche sono diventate il luogo più sicuro al riparo dal virus, ma anche una sorta di “prigionia”, in cui unica via d’uscita si sono rivelate per molti la tecnologia e i videogiochi. Dopo un anno e mezzo, Kingston FURY, divisione della conosciuta Kingston Technology Europe, ha deciso di condurre una ricerca su come siano cambiati gli stili di vita e le abitudini dei gamers a seguito dell’emergenza sanitaria.

L’indagine ha coinvolto un panel di videogiocatori dedito a trascorrere tra le 5 e le oltre 20 ore a settimana davanti a console e computer. Di questi, oltre il 50% del campione ha aumentato il tempo dedicato ai videogiochi nel corso dell’ultimo anno e mezzo, specie durante il lockdown.

Per oltre l’83% dei partecipanti allo studio, ha dichiarato come i videogiochi siano stati un valido aiuto nel superare questo momento difficile e abbiano costituito una vera e propria valvola di sfogo, nonché un’opportunità di interazione virtuale con il mondo esterno.

Non sono mancati i problemi legati al sovraffollamento dei server, dedicati al gioco online: il 21% del campione, infatti, ha lamentato problemi connessione. Inoltre le nuove abitudini di gioco hanno creato nuove esigenze per circa il 60% dei partecipanti, che hanno aggiornato e ampliato la propria attrezzatura da gaming: prime fra tutte le periferiche di gioco (acquistate dal 29%), seguite da sedute e postazioni (26%), SSD e moduli di memoria (7%).

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