Il quadro di una scuola media in grossa difficoltà: è quello che emerge dal rapporto annuale che la Fondazione Agnelli dedica proprio alla scuola secondaria inferiore. I motivi? Risultati scolastici in netto peggioramento e l'aumento del divario tra categorie di alunni. Criticità talmente radicate da richiedere, a detta degli esperti che hanno condotto l'indagine, una riforma profonda del sistema. Partendo dal reclutamento degli insegnanti. Ecco le principali evidenze emerse dal rapporto, sintetizzate dal portale Skuola.net.
Scuola media, il rendimento cala e l'orientamento non funziona
I dati contenuti nella ricerca, per certi versi, sorprendono. Perché l'Italia è uno dei Paesi dove gli apprendimenti peggiorano di più rispetto al punto di partenza. Visto che gli indicatori registrati nella scuola primaria sarebbero abbastanza confortanti. Salvo poi, nel giro di pochi anni, scendere sotto la media Ocse (parametro internazionale di riferimento). La scuola media, inoltre, come detto non riesce a ridurre e spesso accentua le disuguaglianze sociali, i divari territoriali e di genere, le differenze di origine. Queste, sì, già evidenti nei risultati della scuola primaria.
Così, sembra quasi un problema minore il crollo del rendimento in alcune materie chiave - come la Matematica - certificato dai risultati delle prove Invalsi. C'è infatti ben altro oltre le difficoltà di apprendimento: gli studenti non vivono bene proprio l'ambiente scolastico. Non più del 30% delle ragazze e non più del 25% dei ragazzi di prima media, ad esempio, danno un giudizio molto positivo della loro esperienza.
Manca poi il corretto orientamento, cosicché la scelta dell'indirizzo di studio successivo spesso avviene in modo poco consapevole. Con gli gli studenti che non sembrano avere sempre le idee chiare sul proprio futuro. Inoltre, il 44% degli studenti non segue il consiglio orientativo dato dalla scuola: per loro le probabilità di bocciatura al primo anno delle superiori sono quasi raddoppiate rispetto a chi, invece, lo segue. Su questo punto non ci sono differenze di genere: maschi e femmine sono ugualmente indecisi. Purtroppo, però, non è un bene.
I docenti? Attempati, precari e in continuo movimento
La situazione non cambia nemmeno se ci sposta nel campo degli insegnanti. Infatti, i docenti sono perlopiù precari (quasi il 30% del totale, il 60% tra gli insegnanti di sostegno) e soprattutto anziani (l'età media è circa 52 anni). Un docente su sei ha 60 anni o più, mentre quelli che hanno meno di 30 anni sono solo un minuscolo drappello: 1 su 100.
Non solo, a causa di mobilità e trasferimenti, la scuola media fatica di più a trattenere i propri docenti, penalizzando la continuità didattica: da un anno all'altro soltanto il 66% dei docenti rimane nella stessa classe (88% nella primaria, 75% nelle superiori, in base ai dati riferiti all’anno scolastico 2017-18); con prevedibili conseguenze negative per la qualità dell'istruzione impartita agli alunni.
Nella scuola media italiana, infine, per un docente su 3 l'insegnamento non è la prima scelta professionale, solo 4 su 10 si sentono adeguati nella didattica della propria materia e nella pratica d’aula. Nonostante ciò, a sorpresa soltanto l'11% pensa di avere bisogno di ulteriore formazione (fonte Ocse).
“Rispetto a dieci anni fa, quando pubblicammo il nostro primo Rapporto - sottolinea Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli - la situazione della scuola media non è migliorata: gli apprendimenti restano insoddisfacenti, i divari territoriali e le disuguaglianze sociali sono ancora più evidenti, i docenti non sono meglio formati né la didattica è stata rinnovata, rimanendo molto tradizionale".