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"Sei a petto nudo", 30enne respinta all'ingresso di un supermercato: "Ancora oggi un corpo femminile in tenuta da ginnastica fa questo scalpore"

"Mi sono sentita inadeguata, nonostante sapessi di non esserlo, e catapultata in un mondo per me assurdo. Dopo aver raccontato la vicenda, inoltre, ho ricevuto dei commenti terribili", spiega a Tgcom24

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Una ragazza di 30 anni è stata respinta all'ingresso di un supermercato perché indossava un top da fitness. E' accaduto alla Coop di Neghelli, quartiere di Orbetello, in provincia di Grosseto. "Sei a petto nudo. O ti copri o non entri" è quanto si è sentita dire la giovane - Diletta Pelucco, laureata in psicologia - da una vigilante. "Mi sono sentita inadeguata, nonostante sapessi di non esserlo, e catapultata in un mondo per me assurdo. Ancora oggi un corpo femminile in tenuta da ginnastica fa questo scalpore. Reazione confermata anche dai commenti che ho ricevuto dopo aver raccontato la vicenda", dichiara la 30enne a Tgcom24.

Il 27 settembre, Pelucco si è recata al supermercato con la madre per fare la spesa alla nonna 89enne. "All'ingresso, la guardia giurata mi ha bloccato per impudicizia e perché non ero consona all'ambiente e alla situazione. Questo ha scaturito in me le peggiori sensazioni possibili. Non ci potevo credere. Mi sono sentita catapultata in un mondo per me assurdo. Pensavo: 'Cosa è successo? Mi sono risvegliata in un libro di George Orwell?'. Ho provato a parlarle, a capire le direttive. Ma non c'è stato nulla da fare. Tra l'altro, il suo compito è quello di mantenere il distanziamento, controllare le mascherine e se uno si igienizza prima di entrare, non l'abbigliamento. Se anche io arrivassi vestita da Carnevale di Rio a lei non dovrebbe interessare. E, di fatto, io non indossavo nulla di particolare: avevo un semplice completo sportivo", racconta la 30enne a Tgcom24

La vigilante è stata irremovibile anche di fronte alle rimostranze degli altri clienti, che le hanno fatto notare come l'abbigliamento della 30enne non fosse diverso da quello di alcuni di loro. "Due uomini si sono avvicinati e le hanno detto: 'Scusi, noi indossiamo bermuda e maglietta smanicata, siamo più scoperti di lei, qual è il problema?' Non comprendevano, giustamente", aggiunge Diletta.  

Così, la 30enne ha indossato una camicia che aveva con sé ed è entrata al supermercato. "Mia nonna aspettava la spesa, non potevo discutere ulteriormente", ha sottolineato la giovane, che, dopo quanto accaduto, ha scritto un post di denuncia sui social. "Ho scelto di parlarne non per ottenere visibilità, come molte donne hanno scritto, ma per evidenziare il fatto che ancora oggi un corpo femminile in tenuta da ginnastica fa questo scalpore. Dobbiamo ancora davvero etichettare, guardare i 10 o i 15 centimetri di pelle scoperti? Intorno a noi stiamo vivendo delle situazioni incredibili. Alla vigilante ho detto: 'Ci siamo trasferiti da Orbetello a Kabul in tempo zero? Ovviamente le situazioni sono completamente diverse, ma nel nostro piccolo è grave comunque. Perché, anche se per un attimo, la guardia giurata mi ha fatto sentire inadeguata, nonostante sapessi benissimo di non esserlo. Per qualche motivo, mi sono messa in discussione: 'Cosa sto facendo? Sono nuda?'. E invece non lo ero", spiega .

I commenti - A proposito dei commenti ricevuti dopo aver raccontato la vicenda, Diletta dice: "Ho ricevuto e ricevo dei commenti terribili, non pensavo fosse possibile. C'è chi mi dice di andare a vendere il latte, un'altra persona ha scritto: 'Ecco perché le donne vengono stuprate'. Ma stiamo scherzando? Non vago nel mondo con gli occhi chiusi e le orecchie tappate, so che, da un punto di vista antropologico, non stiamo sicuramente andando avanti, ma indietro. Però, questo è davvero troppo. Ecco che reazioni può scatenare una ragazza in tenuta sportiva... Bisognerebbe ascoltarsi di più, invece le persone passano il tempo ad arrabbiarsi e a sfogare i propri problemi sugli altri".


Le scuse - "Lo facciamo per una questione di decoro - è il commento di Coop sulla vicenda, come riporta Il Tirreno - di educazione e di igiene" In questo caso "si è trattato di un eccesso di zelo della vigilante - hanno aggiunto dalla Coop - che aveva però come input quello di verificare anche se l'abbigliamento dei clienti fosse adeguato". "Non si è trattato di zelo, bensì di un atto prettamente soggettivo da parte di una persona a cui per qualche motivo ho dato una sensazione negativa. Qualunque sia la motivazione non è lo zelo", replica Diletta. Il giorno dopo il fatto, il direttore del punto vendita ha chiamato la 30enne per scusarsi.

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