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Mara Panajia: "Dobbiamo essere noi stesse a creare la nostra carriera"

Mara Panajia, General Manager Henkel Italia, divisione Laundry&Home Care, si racconta ai lettori di Tgcom24

Curiosa sempre e appassionata di marketing fin da bambina, Mara Panajia ha saputo cogliere le opportunità affrontando nuove sfide fino a diventare General Manager di Henkel Italia

Mara Panajia, General Manager Henkel Italia, divisione Laundry&Home Care

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Mara, un ruolo di grande prestigio in una multinazionale leader nel settore della detergenza. Mi racconta com’è andata?
È stato un percorso lungo e complesso. Devo dire però che la passione per il marketing mi ha sempre accompagnata, sin da quando ero bambina: se tutti cambiavano canale durante la pubblicità, io ero quella che invece si soffermava a guardare gli spot e che collezionava le etichette dei prodotti, dai biscotti agli shampoo. Una curiosità e un’attitudine al volerne sapere di più che mi hanno sempre caratterizzato.

Tuttavia, terminati gli studi superiori un po’ di incertezza c’è stata…
Ho fatto studi classici, al termine dei quali mi sarebbe piaciuto approfondire tematiche di carattere scientifico, per esempio con corsi universitari di ingegneria. Mio padre che aveva un carattere aperto e lungimirante, tuttavia, mi fece riflettere sull’opportunità di dedicarmi agli studi di economia, consiglio che seguii iscrivendomi alla Bocconi di Milano e approfondendo le tematiche di marketing, ovvero quello che da sempre mi aveva interessato e affascinato. È stata una scelta importante: sono nata a Reggio Calabria ed è da lì che è iniziato il mio viaggio, da una terra a cui ancora oggi sono legatissima, nonostante abbia vissuto e viaggiato in diversi Paesi in tutto il mondo. 

Il marketing ha sempre fatto parte della sua attività.
All’inizio della mia carriera, per la verità, non fu facilissimo lavorare in quell’ambito. Dopo la laurea, feci uno stage di sei mesi in una società di revisione contabile, al temine del quale fui assunta in una importante multinazionale del settore alimentare in ambito controllo di gestione. Furono anni molto belli e formativi, ma non era quello che volevo fare. Chiesi di poter cambiare funzione dedicandomi al marketing, appunto, e rinunciai ad un rilevante compenso economico pur di seguire il mio cuore e la scelta poi si rivelò vincente.

Dall’alimentare alla chimica: iniziò così il suo percorso in Henkel.
Fui chiamata da Henkel che cercava un marketing manager che avesse però una solida preparazione anche relativamente ai numeri, diciamo così, ed io rispondevo esattamente alla loro richiesta. Per me, poi, fu quasi un segno del destino, visto che sin da piccola giocavo coi fustini di Dixan che giravano per casa. Ammetto che il mio arrivo in azienda coincise con un momento particolarmente difficile per cui decisi di rinnovare la squadra e di mettere mano ai prodotti in totale autonomia. Questo mi consentì di avere grandi soddisfazioni e di aggiungere sempre maggiori responsabilità al mio ruolo nel corso degli anni.

L’obiettivo era più alto, però.
Dieci anni fa, proprio nello stesso periodo in cui nacque Emma, la mia secondogenita, persi mia madre. Per me fu un lutto difficilissimo da superare, perché lei, aperta e solare com’era, fu la mia più grande sostenitrice e mi spronò a raggiungere nuovi traguardi: la sua domanda infatti era “Quando diventi direttore generale”? Dopo la sua scomparsa, oltre alla rabbia per la perdita, sentii crescere in me anche un nuovo entusiasmo e voglia di fare. Chiesi al mio capo cosa avrei dovuto fare per ottenere il suo posto. La risposta non si fece attendere: prima feci un’esperienza nell’aria vendite in Italia, indispensabile per il passo successivo che avrei voluto compiere, poi mi fu chiesto di trasferirmi in Germania presso la casa madre e accettai. 

La gestione lavoro e famiglia non deve essere stata facilissima.
Il contratto iniziale che mi fu fatto prevedeva la permanenza in Germania di un paio d’anni. Insieme a mio marito François valutammo che non fosse il caso di trasferire tutta la famiglia, tantopiù che i bambini avevano iniziato il loro percorso scolastico (Emma aveva tre anni!) e tra l’altro nella scuola francese. Contrattai quindi con Henkel un impegno che mi vedeva in Germania dal lunedì al giovedì, mentre il venerdì lavoravo da Milano così da poter stare il più possibile con i miei figli e mio marito, sono stata in un certo senso una precorritrice dello smart working. Una vita vissuta in velocità, ma alla fine è stata la scelta giusta, anche se gli anni sono passati da due a cinque. È stata un’esperienza straordinaria, che mi ha fatto viaggiare in ogni angolo del mondo, conoscere usi e costumi diversi e incontrare persone fantastiche. Alla fine, sono diventata Direttore Generale e questo è stato il coronamento di un sogno, ma anche il riconoscimento di un impegno incredibile.

Com’è stato il ritorno in Italia?
Quando sono rientrata ho trovato una situazione lavorativa molto complicata, che mi ha costretto a rivedere tutto: prodotti, formati, prezzi. Soprattutto, mi sono impegnata nel voler conoscere le persone e ho fissato un’agenda per incontrare i miei collaboratori che mi ha visto impegnata per tre mesi in 127 colloqui. Insieme con il mio team siamo riusciti a riportare il fatturato in crescita continua e a rimettere mano alle campagne pubblicitarie, che erano state tagliate per ridurre i costi e che alla lunga avevano penalizzato i brand.

Direttore generale, mamma e moglie: complicato?
Ho due figli: Andrea, 16 anni, ed Emma, 10. Staccarsi da loro non è stato facile, i sensi di colpa sono sempre in agguato, ma oggi sono serena perché so di aver fatto il massimo per esserci nei momenti importanti ed essere presente quando era necessario. Quanto a mio marito, lui ha sempre creduto in me, anche quando non ci credevo nemmeno io stessa ed è stato il punto di riferimento dei bambini quando io ero lontano da casa. 

Cosa suggerirebbe alle donne che intendono fare un percorso di crescita in azienda?
Dobbiamo essere noi stesse a creare la nostra carriera, ma per farlo e per crescere abbiamo bisogno di fare i passaggi necessari per completare il nostro profilo.

Lei ha girato il mondo: cosa ha l’Italia più degli altri Paesi?
Sicuramente la resilienza, perché noi italiani ce la facciamo sempre: anche quando cadiamo siamo capaci di rialzarci e rimetterci in sesto. Credo inoltre che quello che ci distingue sia la passione: sappiamo metterci il cuore in qualsiasi cosa facciamo.

Una curiosità per i nostri lettori. 
Faccio parte del coro della Chiesa: mi piace moltissimo ed è una delle tante cose che condivido con mia figlia.

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