Un muro anti-tossicodipendenti è stato innalzato nei giorni scorsi al confine nord-est di Parigi, tra la rue du Chermin-du-Fre e il vicino comune di Pantin. L'obiettivo è quello di limitare il viavai dei consumatori di crack, che da tempo bazzicano questa zona, e di proteggere così i cittadini alle porte della capitale.
L'impulso è arrivato direttamente dal ministro dell'Interno Gerald Darmanin poche ore dopo l'evacuazione di una cinquantina di tossicodipendenti dal quartiere dei Jardins d'Eole. Il muro, chiamato anche "muro della vergogna" dai cittadini contrari all'iniziativa, ha bloccato il passaggio verso il comune di Pantin, togliendo riparo anche a numerosi senza fissa dimora.
"Si tratta di una soluzione transitoria che risponde a una situazione d'urgenza e che non può soddisfare nessuno - ha dichiarato il ministro della Giustizia Eric Dupond-Moretti, intervenuto ai microfoni della radio RTL - nei prossimi giorni arriveranno soluzioni più precise".
Un fatto simile porta con sè numerose polemiche. "Innalzare un muro ha una portata simbolica. Pensiamo a quello di Berlino e a quello di Trump oppure a Gaza" è il commento di un'abitante della zona, mentre su Twitter si legge che "solo l'uomo sa alzare muri senza risolvere i problemi". Svariati però anche i commenti positivi, come quello di chi scrive che "il muro di Pantin è realizzato per proteggere, mettere in sicurezza e rispondere a una situazione di emergenza in termini di salute e sicurezza pubblica. Proteggi i residenti locali e metti al sicuro i tossicodipendenti".
Intanto dalla regione di Ile-de-France, la presidente Valerie Pècresse chiede l'apertura di un centro di disintossicazione per lottare contro la diffusione e l'abuso di crack a Parigi. Il prefetto, Marc Guillaume, e il collega di Parigi, Didier Lallement, in una lettera rivolta alla sindaca Anne Hidalgo hanno sottolineato invece la necessità di una protezione come questa a favore degli abitanti di Pantin.