Evergrande, la storia e la crisi del colosso cinese che spaventa i mercati mondiali
Una delle più grandi società immobiliari della Cina rischia di diventare la Lehman Brothers di Pechino. Dalle origini al debito di 305 miliardi di dollari all'allarme sui mercati finanziari: tutto quello che c'è da sapere
E' stata ribattezzata la Lehman Brothers cinese. E, in effetti, gli accostamenti tra il più grande fallimento finanziario della storia ed Evergrande non sono pochi. Una delle più grandi società immobiliari della Cina, infatti, è a rischio default facendo tremare i mercati della grande finanza proprio come nel 2008.
La storia di Evergrande - Il colosso cinese è stato fondato da Xu Jiayin (o Hui Ka Yan). Classe 1958, nasce in una famiglia poverissima. Il suo riscatto arriva grazie a una borsa di studio che gli permette di frequentare la facoltà di ingegneria all'università, rincorrendo il sogno della ricchezza. Nel 1996 fonda la sua società, Henga, della quale presto cambierà il nome in Evergrande. Obiettivo della società è fornire le case ai tanti operai che si spostano dalla campagna in città. Ben presto Xu Jiayin diventa il re dei costruttori di Canton e l'uomo più ricco della Cina. Negli anni successivi, diversifica il suo impero, passando dall'edilizia a investimenti in veicoli elettrici, sport, cibo e perfino parchi tematici. Evergrande diventa una delle società più forti al mondo, apre una sede a Shenzhen, nel sud della Cina con circa 200mila impiegati e si quota a Hong Kong. Ma la sua gloria è destinata a durare poco.
La crisi - Evergrande, indebitata per finanziare le sue attività, non riesce più pagare fornitori e stipendi. Tutto si ferma. La costruzione di proprietà incompiute, con una superficie sufficiente a coprire i tre quarti di Manhattan si è fermata, lasciando più di un milione di acquirenti di case nel limbo. La fuga dall'immobiliare, già in cattive acque, sta schiacciando altri sviluppatori e creando tensioni sulla catena degli approvvigionamenti che rappresenta oltre un quarto della produzione economica cinese. Molti fornitori di Evergrande, pagati non in contanti ma con carta commerciale, hanno difficoltà a monetizzare e sono preoccupati per la propria solvibilità e liquidita. La diffidenza verso questi strumenti ha fatto aumentare le tensioni sulla liquidità: nei giorni scorsi la Banca centrale cinese è stata costretta a immettere sui mercati 14 miliardi di dollari. Gli analisti hanno notato che se Evergrande, con più di 1.300 progetti immobiliari in oltre 280 città, dovesse crollare, annullerebbe l'idea che alcune aziende cinesi siano troppo grandi per fallire.
Evergrande, la crisi del colosso cinese in numeri
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