Brescia, caso Ziliani: in arresto le due figlie e il fidanzato della maggiore
I tre erano indagati con l'accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Nel corpo trovate tracce di ansiolitici. Gip: "Uccisa per il suo patrimonio"
Svolta nelle indagini sul caso dell'ex vigilessa Laura Ziliani, il cui cadavere è stato trovato tra la vegetazione in Alta Vallecamonica l'8 agosto. I carabinieri di Brescia hanno arrestato le due sorelle Silvia e Paola Zani di 26 e 19 anni, figlie della Ziliani, scomparsa da Temù l'8 maggio 2021, e il fidanzato della sorella maggiore, Mirto Milani. I tre erano indagati con l'accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere.
Le indagini avviate dai militari della Compagnia di Breno parallelamente alle ricerche hanno evidenziato numerose anomalie nel racconto fornito dai tre arrestati, inducendo i carabinieri e la Procura a ritenere poco credibile la versione dell'infortunio o del malore in montagna.
Per queste ragioni, a fine giugno, le due figlie e il fidanzato della più grande, sulla base delle preliminari risultanze investigative, erano stati iscritti nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio volontario, aggravato dalla relazione di parentela con la vittima, e di occultamento di cadavere.
Ad aggravare il quadro e a convincere ancora meno gli inquirenti sull'ipotesi della scomparsa è stato, nella tarda mattinata del 23 maggio, il ritrovamento della scarpa che la donna, a dire delle due figlie, indossava la mattina verso le 7, quando sarebbe uscita di casa per fare la passeggiata. La scarpa, infatti, è stata rinvenuta nel torrente Fumeclo, in un punto che sarebbe incompatibile con la direzione verso monte che avrebbe intrapreso Ziliani.
Sempre nel fiume Fumeclo, poco distante dall'abitazione della donna, agli inizi di giugno scorso, era stato rinvenuto un jeans femminile rovesciato, compatibile con quello che la Ziliani avrebbe indossato la mattina della scomparsa. Infine è stata rinvenuta anche la seconda scarpa della donna che, per come emerso dalle indagini, è stata collocata nel luogo del rinvenimento proprio dagli arrestati al fine di depistare le attività investigative avvalorando l'ipotesi dell'infortunio o del malore.
Il rinvenimento del cadavere lungo la pista ciclabile di Temù, avvenuto nella tarda mattinata dell'8 agosto, ha ulteriormente alimentato il solido quadro indiziario. Passeggiando lungo le rive del fiume Oglio, un bambino aveva notato il corpo di una donna in stato di decomposizione, non riconoscibile in volto, parzialmente nascosto tra i rami e le foglie, verosimilmente accumulatesi a seguito dell'esondazione del fiume. La donna indossava solo una canottiera e degli slip, abbigliamento non compatibile con la ricostruzione fornita dagli arrestati. Gli orecchini in oro giallo e una cisti presente sul piede destro avevano portato a ritenere che il corpo fosse proprio quello di Laura Ziliani.
Inoltre il corpo non presentava tracce compatibili con una lunga permanenza in acqua: l'ipotesi investigativa è che possa essere stato occultato in un ambiente le cui caratteristiche hanno rallentato il processo di trasformazione e decomposizione.
Tracce di ansiolitici nel corpo I preliminari accertamenti tossicologici eseguiti dall'istituto di medicina legale di Brescia hanno riscontrato la presenza di benzodiazepine (un ansiolitico) nel corpo dell'ex vigilessa. I tre arrestati saranno associati in carcere a Brescia.
Gip: "Uccisa per il suo patrimonio" "Il proposito omicidiario è il frutto di una lunga premeditazione e di un piano criminoso che ha consentito loro di celare per lungo tempo la morte e di depistare le indagini". Lo scrive il gip Alessandra Sabatucci nell'ordinanza di custodia cautelare. Secondo gli inquirenti il movente è di natura economica: "I tre indagati avevano un chiaro interesse a sostituirsi a Laura Ziliani nell'amministrazione di un vasto patrimonio immobiliare al fine di risolvere i rispettivi problemi economici".
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