Dr. Mario sparirà dal mio cellulare, e non l’ho deciso io
A novembre, Nintendo staccherà la spina al videogame per smartphone, rendendo impossibile continuare a giocare e sollevando ancora una volta dubbi sulle politiche dei publisher sul concetto di digital delivery
Dr. Mario per mobile è uscito nel 2018: me ne sono innamorato quasi subito, perché è un 3-in-a-row di quelli fatti bene. Di base si tratta di manovrare dei pilloloni con due estremità colorate che cadono verso l'alto (tipo Tetris, ma al contrario) in modo da creare dei tris dello stesso colore tra pillole e virus.
Poi ci sono dozzine di oggetti strani, compresi gusci di tartaruga che fanno fuori un'intera linea di bombe esplosive che liberano un'area 3 x 3, virus ghiacciati, casse colorate o meno, ventole che congelano tutto, generatori di bolle che fanno levitare i virus. Poi ci sono i personaggi del Pantheon di Super Mario: per esempio Dr. Wendy ha il superpotere di spaccare uno strato di blocchi, Bowser distrugge due righe di virus a caso; il mio preferito è Dr. Wario che aumenta il numero di pillolone a nostra disposizione, che son sempre poche.
Inizialmente Dr. Mario aveva un centinaio di livelli, ma Nintendo e gli svilluppatori di NHM ci hanno messo una cura e una passione tale da mantenerlo vivo per anni. Ogni settimana arrivava qualche contenuto nuovo, una sfida, una serie di livelli "temporanei" da completare nel giro di qualche giorno. Dr. Mario è un gioco pay-per-play: avevi 10 cuori e ogni volta che fallivi un livello, ne perdevi uno. Finiti i cuori, dovevi decidere se pagare per comprare nuovi cuori o aspettare dozzine di minuti perché se ne ricaricasse qualcuno.
Avrò speso in tre anni di gioco assiduo circa 30/40 euro: essenzialmente, in vacanza sulla sdraio, quando avevo voglia di andare avanti senza aspettare o magari c'era un livello particolarmente ostico che volevo battere. Sono riuscito a tre-stellare i primi 16 mondi (da 100 livelli l'uno, più tre livelli per mondo a tempo, difficilissimi) sui 30 e passa disponibili.
Purtroppo, a luglio è arrivata una comunicazione da Nintendo: Dr. Mario andrà in pensione il primo di novembre. Il team di sviluppo di fatto ha smesso di supportarlo, se non per qualche sfida canonica - per esempio sono spariti i "simposi", delle sfide tematiche molto sfiziose con diversi personaggi.
Nintendo ha regalato cuori infiniti a tutti i giocatori che hanno comprato qualcosa in questi anni, non importa spendendo un euro o cento, così ci possiamo giocare quanto vogliamo fino a novembre. Poi, l'oblio per Dr. Mario: l'app continuerà a esistere, ma senza il gioco. Potremo lanciarla per vedere il nostro palmares di successi, vedere quali livelli abbiamo finito, come è andata in multiplayer se lo abbiamo frequentato.
Questa cosa, devo essere onesto, mi ha davvero rattristato. Per quattro anni, e quindi anche due di pandemia, ho giocato almeno una partitina o due a settimana. Mi ricordo i livelli dove ho incontrato più difficoltà, che magari ho affrontato cento volte prima di trovare la vittoria. Conosco alcuni livelli a menadito - il 760 per esempio è perfetto per battere in dieci minuti le sfide "distruggi 2.000 virus", perché lo completi facilmente con Baby Peach e le sue capsule arcobaleno.
Mi sembra quasi una imposizione "dover" perdere un compagno di giochi a cui sono così affezionato per una decisione presa da qualche parte in Giappone - che avrà le sue motivazioni, magari perché sono scaduti i termini del contratto con gli sviluppatori, o forse stanno pensando al seguito.
E la situazione mi ha fatto riflettere sul tema dei contenuti digitali. In #casapaglianti saranno quindici anni che entrano essenzialmente contenuti di intrattenimento digitali - videogiochi, film, serie TV, musica, libri e fumetti. Ho sempre trovato questa forma di distribuzione molto comoda - in vacanza mi porto l'intera biblioteca su un Kindle, posso ascoltare qualsiasi album mi venga in mente tramite Spotify, e via dicendo. Purtroppo, l'oblio che attende Dr. Mario mostra anche il lato oscuro di questo sistema.
D’altra parte, io avevo il Dr. Mario originale su cartuccia, uscito per Game Boy, ma di fatto non lo posso più usare su Switch, e questo vale anche per moltissimi giochi PC che ho ancora da qualche parte su floppy disk, che oggi non potrei utilizzare direttamente da quel media fisico. Non è quindi un problema solo del digitale, ma in generale del mondo in cui viviamo.
Paradossalmente, il problema del recuperare i "vecchi" videogiochi è stato parzialmente risolto proprio da un publisher digitale come GOG.com, che ha praticamente reso legale l'abandonware, il recupero dei vecchi giochi utilizzando emulatori che permettano di giocare anche sui nuovi PC. Difficile però che Dr. Mario per mobile possa essere "scaricato" in qualche modo offline in futuro, anche se spero che Nintendo e NHN ci ripensino e pubblichino il gioco in formato solo single-player. Non solo per giocarci io, ma anche come conservazione di una forma di intrattenimento digitale, che le nuove generazioni (chi nasce oggi, per esempio) non potrebbero "riscoprire" tra vent'anni. Chiaro, avranno di che giocare e l’imbarazzo della scelta, ma si perderanno tanti piccoli capolavori del loro passato.
Questa è una situazione unica dei videogame: chi è nato dopo l’uscita di un certo romanzo, film o album degli anni 30, 40 o 50, non ha avuto problemi a recuperarlo, anzi, il digitale lo ha aiutato in questo – oggi è un affare di cinque secondi recuperare Metropolis di Fritz Lang o Abbey Road dei Beatles o Straniero in Terra Straniera di Heinlein. Per alcuni videogiochi, ed è paradossale considerando quanto siano "digitali" per natura.
SU TGCOM24