Domenica 26 settembre in Svizzera si voterà per riconoscere o no alle coppie gay il diritto di sposarsi. Il referendum riguarda una modifica del codice civile che introdurrebbe, nel caso in cui passasse, il "Matrimonio civile per tutti". Anche se al momento alcuni sondaggi parlano di un vantaggio dei Sì, non si spengono le polemiche da parte dei contrari, soprattutto su un punto: il referendum introdurrebbe anche l'accesso alla procreazione medicalmente assistita tramite donazione del seme per coppie composte da donne.
Su cosa voteranno gli Svizzeri - "Volete accettare la modifica del 18 dicembre 2020 del Codice civile svizzero (Matrimonio per tutti)?". Sarà questa la domanda che gli svizzeri troveranno sulla loro scheda il 26 settembre. Il riferimento è alla decisione del Consiglio Federale e del Parlamento di riconoscere le nozze civili anche alle coppie omosessuali così da garantire gli stessi diritti a tutte le coppie.
Cosa potrebbe cambiare se vince il Sì - Ad oggi, in Svizzera, i gay non possono sposarsi - a differenza di quanto accade in Italia in seguito all'approvazione nel 2016 della Legge Cirinnà -, in quanto il matrimonio civile è possibile esclusivamente tra uomo e donna. L'unica forma di riconoscimento "legale" a cui le coppie omosessuali possono accedere infatti è la cosiddetta "unione domestica registrata".
Sebbene questo status abbia implicato nel corso degli anni la conquista di nuovi diritti, sono ancora molte le disparità rispetto alle coppie sposate: la naturalizzazione facilitata, l’adozione congiunta di figli - in realtà l'adozione del figlio di un partner è già consentita dal 2018, ma la procedura è lunga e costosa - o la procreazione medicalmente assistita non sono infatti ancora possibili per le coppie dello stesso sesso. La vittoria del Sì farebbe dunque scomparire questo tipo di unione, mentre quelle già esistenti verrebbero convertite in matrimoni.
Le posizioni del No - L'introduzione di queste modifiche ha generato molte opposizioni, soprattutto in una parte della destra del Paese. Ecco dunque la richiesta di rimettere la decisione nelle mani dei cittadini da parte dei comitati referendari. Tra le motivazioni utilizzate dai sostenitori del No la più sentita fa leva sul principio secondo cui l'unica forma di unione in grado di permettere la procreazione "naturale" dei figli è quella tra uomo e donna. Inoltre, la nuova legge - definita da loro "incostituzionale" - farebbe scomparire la figura del padre e non terrebbe conto del bene del bambino.